L’Eco di Bergamo, nell’edizione del weekend, racconta che negli ultimi tre anni in Canada il made in Italy ha iniziato a correre: solo nel 2019 le esportazioni sono cresciute del 9,58% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tradotto in euro, 400 milioni in più di beni e servizi venduti dalle aziende italiane oltreoceano.
A determinare il balzo in avanti è stato il Ceta, il Comprehensive Economic and Trade Agreement, entrato in vigore nel 2017 (ma vari Paesi europei, fra i quali l’Italia, devono ancora ratificarlo), che ha ridotto il 98% dei dazi canadesi sulle importazioni dall’Europa.
Non è finita qui. Grazie all’accordo le imprese europee e canadesi hanno la possibilità di partecipare alle rispettive gare di appalto pubbliche e nell’agroalimentare il Canada ha riconosciuto 143 indicazioni geografiche tipiche, di cui 41 italiane.
Anche per l’economia canadese, ovviamente, quest’anno il Covid è stato il nemico numero uno: l’economia del Paese del Nord America ha registrato un calo del 5,7% e il dato potrebbe ulteriormente peggiorare per le nuove misure restrittive decise per contenere l’aumento dei contagi.
La speranza di recuperare sta tutta nel prossimo anno. Per il 2021, infatti, si prevede un recupero del 4,1% del Pil e le opportunità per le imprese italiane sono interessanti, perché il brand Italia in Canada non è solo associato all’alimentare, alla moda e alla casa, ma sempre più anche alle produzioni ad alta intensità tecnologica.
Ruggiera Sarcina, direttrice Italia della Camera di commercio Italiana in Canada, che ha sede a Montréal, sottolinea: “Le collaborazioni fra i due Paesi possono riguardare attività di ricerca e sviluppo congiunto, accordi strategici, partnership industriali e integrazioni di filiera. Proprio per facilitare e accelerare le opportunità di integrazione e scambio, da due anni proponiamo un Business Forum Italia-Canada sull’Intelligenza artificiale”.