Dopo la cattura del super boss della camorra, Michele Zagaria, sono aumentate nel Casertano le estorsioni ai danni degli imprenditori che operano nella zona di influenza dei Casalesi. E’ il paradosso che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Maria Vittoria Foschini e notificata oggi a sei affiliati al clan. Ma, per la prima volta, le vittime del pizzo di Casapesenna, il paese del boss ora in galera, hanno collaborato con la giustizia fornendo un contributo determinante alle indagini. E anche l’omelia di un sacerdote, don Vittorio Cumerlato, vice parroco della chiesa di Santa Croce del comune casertano, ha dato un nuovo impulso alle indagini. L’operazione contro gli affiliati alla fazione di Zagaria del clan dei Casalesi e’ stata eseguita dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta coordinati dalla Procura Antimafia di Napoli. Nei confronti di sei persone bloccate dalla polizia le accuse – al termine delle indagini coordinate dai pm Marco Del Gaudio, Catello Maresca e Cesare Sirignano – variano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla estorsione aggravata.
L’arresto di Michele Zagaria, lo scorso dicembre nel suo paese natale, dopo 15 anni di latitanza, ha accresciuto la necessita’ di denaro da parte del clan. Il loro ‘bancomat’, come al solito, gli imprenditori del territorio costretti a pagare tangenti sempre piu’ pesanti.
‘La cattura di Michele Zagaria – scrive il gip Maria Vittoria Foschini nella sua ordinanza – come era prevedibile non ha messo fine alle attivita’ estorsive compiute nel territorio della provincia di Caserta dai componenti il suo gruppo. Anzi, la necessita’ di garantire l’assistenza ai familiari del detenuto e di coprire i gravosi costi delle trasferte necessarie per i colloqui presso le carceri in cui Michele, i fratelli e gli altri affiliati sono ristretti ha richiesto l’imposizione di nuovi balzelli agli imprenditori della zona’. Tra loro anche un operatore economico che negli scorsi anni si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione di un complesso residenziale da 50 villette a Castel Morrone, nel Casertano, per un importo di 6 milioni di euro. Gli estorsori di Zagaria gli avevano imposto un ‘pizzo’ da 35 mila euro. Questa volta, pero’, ed e’ la prima volta che cio’ e’ accaduto, alcuni imprenditori di Casapesenna hanno denunciato i taglieggiatori. Lo hanno fatto anche se non hanno nascosto di avere avuto timore per la loro incolumita’. Uno di loro, intercettato mentre parla con il suo capo cantiere, e’ particolarmente esplicito: ‘noi abbiamo sbagliato per tanti anni, no? ho sbagliato anch’io per tanti anni perche’ uno cede, perche’ e’ stato vittima perche’ non lo so. Adesso non esiste. A me possono anche uccidermi, io non gli do nemmeno un euro, non me ne fotte. Almeno mi ammazzano per una giusta causa’.
Risalta nella vicenda anche la figura di don Vittorio Cumerlato, sacerdote nel comune di origine di Zagaria. Rivolto ai fedeli il 17 giugno scorso disse amareggiato: ‘Questo paese non cambiera’ mai’. Al sacerdote, che venne successivamente ascoltato come persona informata sui fatti, si erano rivolti alcuni imprenditori in difficolta’. Quell’omelia, dunque, ha avuto il merito di dare nuovo impulso alle indagini.
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