L’Assemblea nazionale del PD ha segnato un passaggio importante verso la fase congressuale. Si rispettano le regole statutarie e si apre una fase di ascolto e dialogo. Ascolto degli elettori e dialogo interno. Il segretario Matteo Renzi definisce il PD una grande comunità che ha bisogno di ritrovarsi su uno stesso percorso. Fatto di partecipazione – con l’invito ad iscriversi ai Circoli – di programma – con gli appuntamenti per discutere di idee, di riforme, di proposte – e fatto di regole – con gli appuntamenti fissati dallo Statuto.
Dovremmo ora ritrovarci tutti attorno a questo cammino, con un impegno: ritrovare lo spirito di una comunità politica. Per far questo occorre rispettare una regola che, se vale per i Parlamenti, deve valere anche per i partiti: dopo una discussione ampia, anche accesa, dopo la fase di dialogo, ascolto e modifica, la maggioranza deve poter decidere.
I mille giorni del Governo Renzi sono già storia. Una storia positiva, di tante riforme fatte: unioni civili al primo posto.
La fase congressuale del PD si apre con l’appello del segretario Renzi per l’ascolto ed una maggiore coesione. La fase congressuale si apre con il pieno sostegno al Governo Gentiloni.
Per i circoli del PD nel mondo la fase congressuale si apre con lo splendido risultato della partecipazione al referendum costituzionale. Si apre anche con gli importanti risultati raggiunti nei mille giorni del Governo Renzi, alcuni dei quali dovranno essere consolidati dal Governo Gentiloni.
Prima fra tutte la questione del personale a contratto impiegato dalla nostra rete diplomatico-consolare nel mondo. Si tratta di rendere possibile il pagamento delle retribuzioni in valuta locale, nonostante le assurde resistenze di una burocrazia diplomatica che crea ostacoli, da Canberra a Roma passando per altre aree del mondo. Si tratta di adeguare retribuzione basse per personale che svolge mansioni importanti. Dobbiamo parlare anche delle retribuzioni del personale assunto a contratto nazionale italiano che, analogamente, non solo richiede adeguamenti ma anche un’azione sul profilo contributivo INPS, rispetto al quale la Farnesina tergiversa.
In campo scolastico e formativo abbiamo consolidato un risultato positivo prima con il reintegro dei fondi per i corsi di italiano, poi con l’impegno a destinare al settore una quota dell’investimento complessivo in promozione linguistico-culturale. Un sostanziale aumento delle risorse.
La nuova legge per l’editoria sarà un’occasione di modernizzazione e rilancio per l’editoria italiana all’estero. Con l’approvazione di un emendamento dei deputati PD, le pubblicazioni per gli italiani all’estero accedono a queste opportunità. I contributi diretti, per la stampa italiana all’estero e per le agenzie stampa per l’emigrazione, aumentano notevolmente grazie all’emendamento approvato in legge di bilancio per il 2017.
Sulle percezioni consolari facciamo un passo avanti significativo perché affermiamo un principio importante sulla destinazione di risorse che provengono dalle tariffe consolari sulla cittadinanza. Un passo avanti anche per garantire il mantenimento dell’impegno a non procedere con altre chiusure consolari: impegno a cui dovremo chiamare anche i governi successivi.
Abbiamo prorogato gli effetti della Legge Controesodo fino al 2017 e lavoreremo, in vista del milleproroghe, per ampliare la platea di aventi diritto.
Le nuove misure si sommano ai risultati già raggiunti. Sul piano fiscale abbiamo ottenuto l’esenzione IMU per i pensionati iscritti all’AIRE con pensione erogata dai Paesi di residenza o in convenzione, insieme alla esenzione totale TASI e la riduzione di due terzi della TARI. Abbiamo esteso a tutti gli aventi diritto le agevolazioni fiscali e le detrazioni familiari: prima nello spazio economico europeo poi in ambito extra-UE. Abbiamo lavorato per un museo dell’emigrazione di ampio respiro storico e culturale, adeguato ai tempi, ed intendiamo continuare ad impegnarci in questo senso con il polo museale di Genova.
Il referendum e il cammino del voto all’estero L’Italia nel mondo, che ha votato Sì, ha spaventato taluni e silenziato alcuni. Ha spaventato i teorici della presunta diversità degli italiani nel mondo e della loro presunta distanza dalla quotidianità dell’Italia. Hanno raccontato che l’Italia nel mondo ha votato Sì perché non vivono i problemi di ogni giorno del nostro Paese: ebbene, ogni giorno, tanti italiani nel mondo affrontano le stesse contraddizioni, lo stesso dibattito, le stesse esperienze, degli italiani in Italia. Affrontano i temi della sicurezza, come mostrano i recenti fatti di Berlino, delle migrazioni e di come affrontarle, del lavoro, della povertà. Eppure hanno votato in modo diverso. Le analisi superficiali, in assenza ancora di dati significativi, svolte da improvvisati professionisti, lasciano davvero stupefatti.
Il primo dato oggettivo è che le comunità stabilmente residenti all’estero, pur tenendo conto dei cambiamenti demografici intervenuti negli ultimi anni, sono ancora oggi largamente composte da italiani che vivono in quei Paesi da decenni. Hanno acquisito anche la cittadinanza di altri Paesi, vivono in società al cui sviluppo hanno contribuito, ma da cui hanno anche acquisito una visione diversa del mondo e della politica. In parte il risultato si spiega anche con questa lettura: maggiore distacco, che non è disinteresse, utile a esaminare il quesito referendario, senza comprometterne la lettura con valutazioni relative al governo o alle minoranze interne al PD. Nel voto all’estero è venuto meno l’elemento della rabbia giovanile, che abbiamo visto esplodere anche in alcuni momenti di discussione, in Italia e all’estero. Non per questo possiamo giustificare le parole del Ministro Poletti, a proposito di chi lascia l’Italia, ma certamente è doveroso fare appello a tutti i giovani che partono dall’Italia o che vi rientrano, per dire che la rabbia non è utile né ad integrarsi in un nuovo mondo né a cambiare quello di partenza o di rientro.
Nonostante le denunce preventive lanciate dal comitato per il No e sostenute, se non promosse, da alcune associazioni nazionali dell’emigrazione, nonostante le campagne mediatiche denigratorie del voto all’estero, i dati parlano di una buona partecipazione al voto senza grossi problemi. Un giorno dovremo analizzare l’intreccio tra l’esercizio in loco del diritto di voto e la graduale trasformazione delle associazioni nazionali dell’emigrazione: capiremmo molte cose.
La conclusione è che la riforma costituzionale è stata bocciata. Abbiamo perso nonostante oltre 13 milioni di voti. Dobbiamo ricominciare dalla gente perché sul quesito referendario si sono scatenate tante ragioni, tra cui una reale avversione alla modifica della Costituzione. Dobbiamo ricominciare dalla gente anche all’estero, per spiegare che l’Italia comunque è ancora un grande Paese e che le riforme si stanno facendo, anche se lentamente. Andremo ora ad affrontare il tema della riforma elettorale, sulla quale misureremo la capacità del Parlamento, lo stesso che per sei volte aveva votato la riforma Costituzionale, di saper dare risposte coerenti con gli impegni presi.
La proposta del Partito Democratico è di sostenere la riforma elettorale che porta il nome del Presidente Mattarella, il “mattarellum”. Se le altre forze politiche vogliono andare al voto prima possibile, lavorino con noi per la nuova legge elettorale. La proposta del PD è in campo. Dobbiamo anche impegnarci per la riforma della legge 459 del 2001 che regola le modalità dell’esercizio in loco del diritto di voto. A questo proposito è importante che il diritto di esercizio di voto in loco dei cittadini italiani temporaneamente all’estero, consentito dall’Italicum, venga ripreso anche nella nuova legge elettorale nazionale.
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