Camilleri, il ricordo dell’amico Roberto Vecchioni: “Da sempre vulcano di idee e accanito fumatore”
“E’ divenuto noto come giallista ma aveva una vastissima cultura classica, fuori dall’ordinario. Una volta presentò anche un mio libro”
Roberto Vecchioni è intervenuto su Radio Cusano Campus per ricordare lo scrittore Andrea Camilleri e per parlare della sua partecipazione al Festival dell’antico prevista giovedì 18 luglio al Museo Archeologico di Cosenza.
Il rapporto con Camilleri. “Io e Camilleri eravamo amici: lo ricordo vecchio già da giovane – ha affermato Vecchioni -. All’epoca lavorava in Rai preparando una trasmissione sulla leggenda di Tristano e Isotta e mi chiese di comporne la colonna sonora. Già allora era pieno di idee ma anche un fumatore accanito: fumava 40-50 sigarette al giorno. Era spiritoso come tutti i siciliani. E’ divenuto noto come giallista ma aveva una vastissima cultura classica, fuori dall’ordinario. Una volta presentò anche un mio libro. Credo che fosse amato da tutti gli italiani perché era in grado di mettere d’accordo tutti. Un grande pensatore. ‘Conversazioni su Tiresia’, il suo ultimo spettacolo, rappresenta il mito degli uomini veri. Infatti, i miti non sono altro che maschere dei comportanti umani”.
Il mito e l’antichità. “Quasi sempre dimentichiamo la bellezza delle origini. Siamo il frutto di un assetto culturale, politico e scientifico fortemente influenzato dei Caldei, dei Greci e anche degli Ebrei. L’Italia nei secoli nei sec 7° e 8° a.C. era composta per lo più da pastori ignoranti. I Greci hanno colonizzato dapprima la Calabria e poi il resto del Sud Italia portando la cultura ovunque, sino a Marsiglia. Hanno diffuso i concetti di linguaggio, di Dio, della drammaturgia, della navigazione e della coltivazione. Tutto questo è ancora presente in noi oggi”.
“Quando scrissi ‘La battaglia di Maratona’ non volevo raccontare lo svolgimento della battaglia. Volevo rappresentare l’umanità coinvolta in quel conflitto. Sono due le tipologie umane a cui mi sono rivolto: un condottiero morente e un ladro di armi. Due umanità completamente diverse: il morente, per un errore di valutazione, chiede al ladro di recarsi dalla moglie di lui per farle sapere di essere caduto in battaglia in difesa della patria. Chiaramente il ladro ruberà le armi appena consegnatigli. Il mito è un espediente simbolico per raccontare comportamenti umani: eventi globali che hanno identificazioni individuali. L’onore per i nemici è un sentimento che non esiste più ad oggi. La capacità di riconoscere la grandezza nel nemico è una cosa che non ci appartiene più. Ad esempio la guerra di Troia, non è colpa degli uomini ma degli Dei e Priamo questo lo sa quando chiede ad Elena di indicargli i nemici valorosi”.