Offrire consulenza personalizzata per viaggi e vacanze su misura è un’attività che prescinde dal luogo fisico di lavoro e, per questo, dà la possibilità di scegliere dove vivere.
È questo il caso di Cristian Chirico, 50enne consulente di viaggio padovano che si è trasferito a Minorca dal 2014. È uno dei collaboratori più premiati di CartOrange, la più grande azienda di consulenti di viaggio in Italia. «Così ho trovato l’equilibrio tra vita personale, lavoro e guadagni, ma non ci si improvvisa: servono la mentalità giusta, un’azienda che crede nel digitale e tanta formazione».
Fare il lavoro che si ama vivendo dove si vuole, in qualsiasi angolo del mondo. Per tutti è un sogno, per la maggior parte delle persone lo rimane, qualcuno lo realizza: sono professionisti che riescono a gestire un’attività anche a distanza, unendo la dimensione online e quella fisica. Ma quali realtà lavorative offrono davvero una tale opportunità?
Una di queste è CartOrange, la più grande azienda italiana di consulenti di viaggio: questi professionisti, più di 400 in tutta Italia, progettano e vendono vacanze su misura, costruite secondo i desideri dei clienti, con la particolarità di non essere legati a un’agenzia di viaggi fisica. E quindi, con la giusta preparazione, di poter lavorare da ogni parte del mondo.
«Con le tecnologie che tutti abbiamo a disposizione si può lavorare come consulenti di viaggio anche da remoto – conferma infatti Cristian Chirico, consulente di viaggio di Padova, in CartOrange dal 2002 –. Io lo faccio da quasi dieci anni, da quando mi sono stabilito all’estero. Certo al tocco umano non si rinuncia, ma riesco a organizzarmi per tornare in Italia solo quando serve, concentrando gli appuntamenti. Grazie al digitale, infatti, si può utilizzare qualsiasi canale per parlare con le persone e le presentazioni si fanno anche in videochiamata. Questa è ormai la normalità per la stragrande maggioranza dei clienti, che quando organizzano un viaggio si aspettano un servizio smart e digitale».
La storia di chi ce l’ha fatta
Chirico parla con cognizione di causa, essendo lui uno dei pionieri della consulenza di viaggio digitale. Collaboratore storico di CartOrange, fra i più premiati agli eventi dell’azienda e fondatore della filiale di Padova, si è trasferito con la famiglia a Minorca nel 2014 quando ha deciso di vivere in un contesto più “slow” per far crescere la sua bambina in mezzo alla natura e dedicarsi meglio allo yoga e alla meditazione, le sue passioni. «All’inizio i colleghi lo ritenevano un azzardo: trasferirmi in una piccola isola poco collegata, non poter interagire di persona – racconta –. In realtà, da subito sono riuscito a seguire i miei clienti senza problemi: qualcuno, addirittura, non realizzava che mi trovassi alle Baleari, non faceva differenza».
I vantaggi di lavorare come consulente di viaggi full remote…
Con la sua scelta, Cristian Chirico ritiene di aver raggiunto un equilibrio vita-lavoro ottimale. «Quando ho deciso di trasferirmi cercavo una migliore qualità della vita sia personale, sia professionale – racconta il consulente –. Vivere in un luogo dai ritmi lenti, meno stressanti, e poter lavorare da casa ha avuto un impatto positivo sulla produttività, perché riesco a gestire meglio il tempo».
Inoltre gli dà la possibilità di spostarsi ancora: «Al momento io e la mia famiglia siamo stanziali – prosegue – ma nulla mi impedisce di diventare un vero nomade digitale: se mia figlia da grande vorrà studiare in un altro Paese, oppure ci innamoreremo di un’altra destinazione, potremo spostarci. I miei clienti posso portarli con me ovunque».
…E le criticità
Per quanto la vita da nomade digitale sia diventata alla portata di più persone negli ultimi anni, Chirico ci tiene a sottolineare che non è per tutti. «Servono un progetto forte e il mindset giusto perché, anche se si vive in un luogo da vacanza, non si è in vacanza – spiega –. Bisogna imparare a organizzarsi le giornate, altrimenti si rischia di non centrare gli obiettivi che ci si è prefissati».
Un altro aspetto da considerare è che le cose vanno fatte con i giusti tempi: «Quando ho fatto il “grande salto” non ero un consulente alle prime armi – chiarisce Chirico –. Avevo un giro di clienti consolidato e tanti anni di esperienza. Oggi il percorso può essere sicuramente più veloce, ma prima di portare tutta l’attività dall’altra parte del mondo, a mio avviso, bisogna essersi fatti le ossa e aver fatto tanta, tanta, tanta formazione.