Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
Ieri la procura della Figc ha deferito diciotto club e ventisei tesserati per reati sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società.
Codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata, anche se l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
La prossima settimana, a Roma, inizierà il processo davanti alla Disciplinare, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Quel che appare certo è che rischiano grosso giocatori ed ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paoloni, Beppe Signori, su tutti. Per loro la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti. La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici).
Scagionati nella massima serie il Siena ("ci eravamo dichiarati subito estranei") e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi.
Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense. "Era un progetto di immagine", ironia del caso.
Ma nelle mille pagine notificate oggi ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di "associazione finalizzata alla comissione di illeciti".
Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per "alterare il risultato delle gare" e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche "compensi in denaro" a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con "soggetti non autorizzati", ovvero i bookmakers asiatici. Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’"effettiva alterazione del risultato" nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo.
Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B. La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione.
Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere. "La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo", dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.
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