Carlo Tavecchio è il nuovo presidente della Federcalcio. Decisiva la terza votazione, che ha visto il vicepresidente federale vicario e numero uno della Lega Nazionale Dilettanti ottenere 310,12 preferenze (63,63%), mentre Demetrio Albertini si è fermato al 33,95% (165,47 voti).
Sono state 11,79 le schede bianche (2,42%), 21,62 i non votanti e 487,38 i voti espressi (quorum a 243,69).
"Sarò il presidente di tutti – la promessa a caldo di Tavecchio subito dopo l’elezione – soprattutto di coloro che legittimamente hanno espresso il dissenso dalla mia candidatura. Desidero ringraziare quanti mi hanno confermato la fiducia e fatto sentire il loro appoggio anche nei momenti difficili". Nessun annuncio sul nome del nuovo Commissario Tecnico della Nazionale, una decisione che in ogni caso arriverà presto: "Le riforme del nostro sistema possono essere fatte solo insieme, non esistono uomini della provvidenza e nessuno ha ricette magiche. Esiste però la cultura del lavoro e invito tutte le componenti ad abbandonare le divisioni e mettersi all’opera. Entro il 18 di questo mese – ha assicurato Tavecchio – mi presenterò con una lista delle cose fatte in questa settimana".
Promette anche di essere il presidente, ma l’elezione non è stata delle più lisce, con i presidenti di Juventus, Genoa e Lazio protagonisti di accese schermaglie verbali: Andrea Agnelli gli era contro, come la Roma e un’altra manciata di club di A, mentre Preziosi e Lotito erano i più accaniti sostenitori, insieme a De Laurentiis, dell’ormai ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti, finito nel mirino della critica per la gaffe sul fantomatico calciatore africano "Opti Poba che mangiava le banane e ora viene qui a fare il titolare".
Una frase che aveva scatenato polemiche e anche la richiesta di chiarimenti da parte di Uefa e Fifa, ma che alla fine non ha consentito a Demetrio Albertini il sorpasso sperato. Indispensabile adesso per Tavecchio l’unità delle leghe "che deve tendere alla ricerca dell’interesse comune e non può non riguardare anche le componenti tecniche e del mondo arbitrale. Bisogna procedere con reciproche concessioni, che non devono essere compromessi. Le mediazioni, se hanno come obiettivo l’interesse collettivo, sono segno di forza. Nessuno può negare alla Serie A la funzione di traino del movimento, ma parimenti nessuno può negare il valore delle altre leghe e il valore del mondo dilettantistico".
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