Schiacciasassi in Italia, ancora incompiuta in Europa: e’ una Juve bifronte quella che domina in campionato e non riesce al contrario a convincere in Champions League. Niente e’ ancora perduto: bisognera’ assolutamente vincere le gare di ritorno con il Nordsjelland e con il Chelsea, entrambe in casa. Ma il terzo pari consecutivo in tre partite ha reso ancora piu’ tortuoso, a meta’ girone, il cammino verso la qualificazione. Soprattutto perche’ e’ capitato nella serata in cui tutto avrebbe dovuto filare per il verso giusto, quello della vittoria.
Lo scatto atteso in campo continentale non c’e’ stato, oltre confine la squadra di Conte non e’ piu’ la stessa. Come successe in casa con lo Shakhtar, anche a Copenhagen la Juve ha avuto un approccio sbagliato alla gara, sono mancati il furore agonistico e l’intensita’ che l’hanno resa grande in patria. Anche ieri, battendo il Chelsea (proprio a Stamford Bridge si e’ vista la migliore versione dei campioni d’Italia e cio’ fa ben sperare), gli ucraini si sono dimostrati una realta’ di livello internazionale, ma pure la semplice organizzazione del Nordsjelland ha messo in difficolta’ i bianconeri.
In Europa si alza l’asticella, ha ammesso Gigi Buffon. E qui entrano in scena altri due fattori. Uno e’ la qualita’ degli interpreti. Dove non arriva il collettivo, cosa che alla Juve riesce meravigliosamente in Italia, in campo europeo arriva il campione. E’ il colpo del singolo che risolve i problemi o le partite diventate fastidiose e complicate come quella di ieri sera. E, al momento, il solo Vucinic e’ un attaccante di statura internazionale, in grado di ribaltare da solo il corso di una gara.
Oltre un certo livello, il pur volitivo e pericoloso Giovinco di Copenhagen non sembra poter andare. E cosi’ anche Matri, Bendtner e Quagliarella (ieri in tribuna, oggi ha rettificato le frasi su Zeman dell’intervista a ‘Chi’: ‘Non voglio lasciare la Juve’). Non e’ un caso che sia stato proprio il montenegrino a rimediare allo svantaggio, concretizzando in parte la pur consistente produzione offensiva della squadra (30 tiri in tutto, 15 nello specchio della porta). E non e’ un caso che in sua assenza emerga la prevedibilita’ dei bianconeri. E’ questo il secondo fattore, che si avverte maggiormente in campo europeo.
Per una Juve meno prevedibile, ora potrebbe servire un’altra invenzione di Conte, sul modello di quelle che hanno caratterizzato la cavalcata dello scorso anno. Magari qualche innesto in grado di garantire piu’ brillantezza (Pogba), magari un semplice ritorno, in alcune occasioni e condizione fisica permettendo, al 4-3-3 capace di dare piu’ opzioni all’attacco. Magari, una volta rotto il ghiaccio, anche in Europa si vedra’ la Juve formato italiano.
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