Il calcio è lo sport più seguito e più amato dagli italiani. Ogni squadra ha la sua tifoseria organizzata, con la partecipazione appassionata dei suoi sostenitori, addirittura con bandiere, striscioni, maglie, sciarpe…, convinti che questi optional possano favorire la propria squadra durante la competizione agonistica.
Purtroppo come ben sappiamo non si limitano a contestare l’avversario, ma sovente lo minacciano lanciando oggetti o petardi, o addirittura con scontri a coltellate, dove purtroppo è scappato il morto.
Lo sport così violento diventa un problema di ordine pubblico, dove è necessaria la presenza massiccia della polizia, la presenza di controllori all’entrata negli stadi, provocando un onere di spesa allo Stato abbastanza rilevante.
Certamente i valori dello sport sono completamente calpestati e soprattutto ignorati. I principi sportivi dettati dal Barone Pierre de Coubertin, sono inaccettabili quando si commettono certe azioni incontrollate e delittuose. Sarebbe bello che questa gente comprendesse che la bellezza dello sport non è solo competizione ma partecipazione.
Su questi mesti pensieri non vorrei che qualcuno mi tacciasse di infantilismo puerile di pensiero, ma io credo che l’equilibrio delle cose è la base fondamentale della buona convivenza.
L’italiano è un popolo particolare, completamente diverso, abituato alle lotte, alle sofferenze, alle umiliazioni e porta con sè il retaggio di valori medioevali in cui l’Italia era divisa in piccoli stati e con la sovranità comunale, dove la città vicina era una nemica mortale, per secoli questa situazione ha generato una particolare forma di vita sociale e politica. Ecco perché nel calcio esistono queste situazioni di feroce contrasto tra le varie squadre in competizione.
Lo stesso succede purtroppo anche nella nostra politica, dove gli elettori convinti delle loro idee, senza confronto e a volte senza conoscenza obiettiva delle situazioni sociali, mantengono imperterriti la loro posizione senza prendere in considerazione le possibilità di un cambiamento che sicuramente li beneficerebbe (ecco i tifosi).
Poi esistono gli elettori opportunistici che pensano solo a trarre beneficio per le proprie tasche o per i propri interessi, costoro in una comparazione storica del passato pensavano e dicevano “Francia o Spagna basta che se magna”. Questo spaccato sociale ci fa vedere cos’è e cosa è stata l’Italia.
Personalmente credo che si possa ragionare non come tifosi, ma come liberi cittadini che possono con le loro libere menti fare scelte veramente orientate agli interessi generali del proprio territorio e liberarsi dalla secolare posizione di essere acefali esecutori di ordini altrui.
Mi sento orgoglioso di dichiarare, anche se ho avuto il mio impegno politico per moltissimo tempo, che come cittadino italiano che vive da oltre 26 anni nella Repubblica Dominicana vedo con molta simpatia il movimento del MAIE, perché sono sicuro che si impegnerà ancor di più per difendere i nostri interessi nel Parlamento italiano.
Noi italiani che viviamo all’estero dobbiamo essere capaci di abbandonare la partitocrazia che ci ha diviso in fazioni per renderci tifosi; uniamoci invece in un fronte comune, dando così sempre più forza al MAIE, che conta sui tavoli politici di Roma e che potrà continuare a battersi per difendere i nostri diritti. Se non comprendiamo questa opportunità continueremo a stare al gioco politico romano che ci vuole come tifosi negli stadi, divisi e nemici.
*già Senatore della Repubblica Italiana