Calcio sontuoso, una sentenza dolorosa e un arrivederci alle prossime ore per giocarsi il primato in classifica: un anticipo di scudetto paradossalmente nella giornata che doveva essere semplicemente d’avvio e diventa invece – grazie a uno sciopero ormai dimenticato – la più importante del 2011. Esce di scena – salvo miracoli – il Napoli tanto europeo e poco italiano. Dovrà giocare, d’ora in poi, per quel terzo posto cui mira l’Inter e – adesso – anche la Roma Rinascente, che si è presentata al San Paolo sotto mentite spoglie: fingendo d’esser Barça, ha giocato una grande partita italiana, contropiede e anticipo, dominio del gioco con un De Rossi principe e un Totti operaio che alla fine s’è dovuto addirittura incassare un bacio di Luis Enrique. Le protagoniste di una notte magica hanno alla fin fine giocato per la Juve che nel pomeriggio aveva sbrigato la pratica Novara senza particolari patemi d’animo.
Antonio Conte s’è seduto in poltrona davanti alla tivù e ha visto la Lazio fermare l’Udinese (anche se Reja a un certo punto stava per guadagnare la seconda piazza) e la Roma cancellare un Napoli particolarmente fastidioso almeno per quel che è riuscito a far vedere in Champions. Anche Allegri s’è goduto la serata: l’Udinese ha raggiunto il suo Milan ma mercoledì avrà la
possibilità di giovarsi dell’impresa che Guidolin e i suoi ragazzi tenteranno per festeggiare un’annata prodigiosa, ovvero imporsi alla Juve e infliggerle la prima sconfitta.
Grande calcio – dicevo – anche per i cantori delle imprese d’Inghilterra e di Spagna. E d’ora in poi – ferme le Coppe – non si parlerà più di turnover. Soprattutto a Napoli, dove è diventato una maledizione. La squadra di Mazzarri, ieri sera anche molto sfortunata, non è mai…rientrata nel campionato italiano, è rimasta con la mente alle belle imprese europee diventando addirittura straniera sul campo che le ha dato successo e gloria. E dire che Lavezzi era in una forma strepitosa, Hamsik più vivace del solito: dallo svarione incredibile di Desanctis è tuttavia nata la partita
che Luis Enrique, il tecnico più discusso e ormai pronto a far le valigie, sognava dal giorno del suo arrivo a Roma. Aver incontrato una Roma bellissima è l’unica consolazione per il Napoli
bastonato che a questo punto dovrà fare un bagno d’umiltà a ricominciare da Genova la risalita verso la Zona Champions che potrebbe raggiungere anche sognando la Coppa dalle grandi orecchie ma che forse è meglio cercare per vie normali. La Roma – sotto questo punto di vista – ha offerto al nostro campionato una insolita lezione d’umiltà e di coraggio, col suo viaggio in treno, il suo gran capitano a far legna come un gregario, con le follie di Osvaldo tramutate in gol e con la giovinezza dell’ottimo Lamela. Nessuno ha fallito l’impegno, nella notte più bella. Il Napoli ha solo sbagliato interpretazione: s’è fatto Babbo Natale. Cercherà di non diventare anche Befana.
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