E’ a Parma solo da qualche mese, eppure e’ gia’ entrato nella storia della squadra. Come Arrigo Sacchi. Come Nevio Scala. O Alberto Malesani, Carlo Ancelotti. Roberto Donadoni, approdato il 9 gennaio 2012 in sostituzione di Franco Colomba, dopo un 5-0 subito con l’Inter e con il compito difficile di salvare una squadra messa molto male nella lotta per la salvezza, non solo l’ha condotta al provvisorio settimo posto in classifica, ma e’ riuscito a ottenere il record di vittorie di fila per i gialloblu’, sei partite consecutive.
Insomma, e’ riuscito a superare il primato ottenuto da Malesani nella stagione 1999-2000, ma quel Parma era infarcito di campioni (Buffon, Thuram, Cannavaro, Fuser, Baggio, Crespo, Stanic, Di Vaio, per dirne alcuni), oggi si parla, Giovinco a parte, di una squadra normale. Quelli erano marziani, questi sono terrestri. Ed e’ al livello del suolo che Donadoni ha scritto il proprio nome nel guinness dei primati gialloblu’. E gli sta pure stretto. Ieri sera l’Inter, vincendo il derby col Milan, e consegnando lo scudetto alla Juve, ha scritto il proprio logo nelle coppe europee del prossimo anno, escludendo il Parma dall’ipotetico ultimo obiettivo, l’Europa. ‘Speravo – ha detto l’ex allenatore della nazionale – di poter tenere la squadra ancora in carica per l’ultima partita del campionato, col Bologna. Se ancora c’e’ uno stimolo, te lo prendi. Si poteva provare a vincere col Bologna’. E allungare il record.
Ma la striscia vittoriosa, l’ottimo piazzamento in campionato, la qualita’ del gioco dimostrata hanno spazzato via dall’orizzonte donadoniano ogni possibile nome in arrivo. E’ vero che quando sostitui’ Colomba il tecnico firmo’ un contratto fino al 30 giugno 2013 che lo dovrebbe blindare comunque, eppure si era parlato di un eventuale ricambio: l’ultimo nome circolato era quello di Gian Piero Gasperini. Dopo i successi ottenuti con evidente padronanza della squadra, Donadoni e’ assolutamente blindato sulla propria panchina.
Ha buoni e corretti rapporti con la stampa, e’ stimato in citta’, e’ amato dai tifosi. Come vuole il club, vive in rapporto diretto con la tifoseria. Un esempio: la scelta di allenarsi la settimana scorsa in Cittadella (con l’ok della societa’), alla vigilia della sfida delicata, e vinta, con l’Inter. Un modo per stare in mezzo alla gente, e la gente ha risposto alla grande, arrivando numerosa, almeno un migliaio i tifosi assiepati a un allenamento svolto comunque con grande impegno, per applaudire la squadra, per manifestarle l’affetto che ha ricevuto solo nelle grandi occasioni.
L’eroe di questa stagione nata da un gruppo che ha saputo ricrearsi sotto la guida sapiente di Donadoni e’ per altro Sebastian Giovinco. Con i suoi 15 gol ha battuto il proprio primato personale, l’ultimo, ieri con il Siena, da cineteca. Ora (ma la societa’ non ufficializza) e’ sul mercato con un valore molto importante, 40 milioni, meta’ del Parma, meta’ della Juve.
L’escalation di risultati, in questo fine stagione che ha richiamato i tempi d’oro dell’epopea gialloblu’, pare abbiano convinto la dirigenza non solo a mettere Giovinco sul mercato, ma a non abbassare nemmeno l’asticella. Come a dire: se non arrivano almeno 20 milioni per la meta’, la squadra potrebbe tenerselo. E se arrivassero cifre inferiori, potrebbe addirittura comprare la meta’ della Juventus.
Eppure, un sintomo che forse non resti in Emilia c’e’. Se il Napoli vendesse Lavezzi, come pare, Giovinco potrebbe finire sotto il Vesuvio. Ieri, a Sky che gliel’ha chiesto, Sebastian ha risposto, ermetico: ‘Napoli? Fa caldo’: non solo di temperatura. E’ il San Paolo che bolle. Quanto piace uno stadio che bolle.
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