In principio fu Sergio Cragnotti che minacciava di far causa alla nazionale per l’infortunio di Alessandro Nesta ai Mondiali di Francia. Ma la parabola del difficile rapporto tra nazionale e club – tra lamentele economiche, richieste di gioco al risparmio, difficolta’ a trovare spazi nel calendario – e’ piu’ lunga di un solo ciclo azzurro. E va al di la’ del ‘punto di incontro’ che Cesare Prandelli dichiara di aver trovato con Antonio Conte sull’impiego degli juventini in nazionale. Pirlo azzurro, si’ o no: e’ solo l’ultima questione. Risolta – a parte la scelta del regista di continuare con l’Italia fino ai Mondiali 2014 – con un ‘ammodernamento’ dei metodi di allenamento. E una personalizzazione dei programmi ancora piu’ intensa: oggi nel ritiro di Coverciano per cinque degli otti bianconeri d’Italia lavoro atletico a parte.
L’ultimo ‘scontro’ tra l’attuale ct e i club era stato nella scorsa primavera, per gli stage: prima negati, poi concessi, alla fine saltati per la morte di Morosini. La supposta invadenza delle nazionali non e’ d’altra parte polemica solo italiana: il Barcellona arrivo’ al Tas di Losanna per vietare la presenza di Messi nella nazionale argentina a Pechino 2008, tranne poi concedere il suo si’. E’ dagli anni ’90 che le grandi d’Europa reclamano soldi dalle nazionali. ‘Ai club va dato una parte degli introiti tv delle nazionali’, diceva Galliani nel ’99. Crociata perdente, al contrario di quella per gli indennizzi alle societa’ che ‘prestano’ giocatori alle rispettive nazionali: Blatter apri’ nel 2005, ci sono voluto altri 7 anni perche’ la Fifa ufficializzasse un sistema di rimborsi, ma solo in caso di infortuni e assenze.
La misura economica ne ha portata con se’ un’altra: le societa’ sono obbligate a prestare i loro Under 23 alle nazionali, quando li chiamano. Risultato, i tecnici lamentano lo svuotamento degli allenamenti nelle date internazionali. E il match vive i suoi tempi supplementari.
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