Massimo Cacciari in un’intervista a Repubblica, guardando alle Europee 2019, spiega: “Alle prossime elezioni europee le forze progressiste, dal Pd a Macron, devono presentarsi unite, con nome e simboli comuni. È l’ultima occasione per opporsi a Salvini e ai suoi amici”.
Secondo il filosofo è necessario puntare sulla fondazione di un partito “non liquido ma di massa, non centralista ma radicato nei territori, non affascinato dai capitani d’industria ma attento ai bisogni dei nuovi lavoratori, sempre più precari e proletarizzati”.
Walter Veltroni ha proposto di ripartire da due pilastri, “popolo e sogno”: “Ma io di sogni davvero non ne posso più – attacca Cacciari -, ciò che conta è non ripetere gli errori della classe dirigente di cui Veltroni organicamente ha fatto parte”.
Ripartire, dunque, “ricostruendo dalle fondamenta un partito con un radicamento territoriale, con gruppi dirigenti che emergano dal basso, dalle località. Che valorizzi chi nel suo ufficio, ospedale, giornale, scuola, sindacato rappresenta quel luogo. II contrario di quanto ha fatto il Pd, che scelse le cooptazioni”. Insomma, per Cacciari è necessaria una “discontinuità netta: un partito non liquido, ma di massa”. Sembra facile…