Nel giorno in cui gli esami di coscienza dovrebbero squotere gli animi, per le malefatte e i mezzucci da quattro soldi con cui si è fatto del male – se sì – o magari per tracciare un bilancio delle proprie buone azioni, mi permetto di non augurare un buon anno indistintamente a tutti gli italiani. Per una volta, una soltanto, sento di dover augurare un buon nuovo anno a quelli che sento miei veri connazionali. Alle famiglie modeste e monoreddito, ai disoccupati, ai pensionati da poche centinaia di euro, ai giovani laureati che servono la colazione ai bar, ai professionisti di ogni categoria costretti a dei sacrifici che non possono permettersi, e che per questo delinqueranno per la prima volta – evadendo – non riuscendo a sostenere il peso degli ultimi provvedimenti di legge contro la crisi finanziaria.
Sento di dover augurare un buon anno a quei milioni di italiani che il 20 del mese non sanno a chi chiedere il denaro per poter pagare la bolletta dell’energia elettrica. A chi probabilmente sarà costretto a chiudere la propria attività commerciale per l’enorme mole di imposte che lo Stato applicherà loro. A chi si recherà al distributore di benzina e non riuscirà a spiegarsi perché, con gli stessi euro di appena due anni fa, otterrà la metà del carburante. Ai fumatori, che nonostante abbiano tutto il mio disprezzo per la loro propensione ad un cieco autolesionismo, saranno tassati nel loro detestabile quanto libero vizio. Agli automobilisti, che pagheranno venti o trenta centesimi in più ogni pedaggio autostradale.
A questi italiani desidero augurare un anno migliore. Un anno in cui sarà necessario stringere ulteriormente la cinghia, sfibrata all’estremo, ma pur sempre la nostra. Unica, forte e robusta.
Alla classe dirigente, a chi governa il Paese e a chi lo ha governato. E’ a voi che intendo augurare un anno un pò meno bello di quello appena concluso. E’ a voi che gli italiani non guardano più con fiducia – ammesso lo abbiano mai fatto -, piuttosto con disprezzo e totale disistima. In fondo state dove state per rappresentare esigenze e necessità del Popolo, che in Parlamento, nei Consigli Regionali, Provinciali e Comunali vi ci manda. Ed è proprio dal Popolo che si riparte, dal basso. E’ a quel Popolo, immenso e infinitamente forte nell’animo; è all’Italia vera che auguro uno splendido 2012, ricco di serenità e di tante soddisfazioni. Agli altri, mi perdonerete, un solido paracadute.
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