Altre anticipazioni dal solito libro di Bruno Vespa, l’ultimo, "Questo amore". Si tratta di ulteriori dichiarazioni di Silvio Berlusconi, tanto per cambiare. Il premier torna a parlare dei "festini" di Arcore: il Cavaliere nega nel modo più assoluto di avere organizzato nelle sue residenze private festini a sfondo sessuale, e accusa i "pornogiornalisti" e i "pornomagistrati" di essersi inventati tutto: "Ci sono decine e decine di miei ospiti che possono testimoniare la correttezza e l’eleganza dei comportamenti di tutti i miei invitati’ alle feste di Arcore. Non c’è nulla, assolutamente nulla di quel che ho fatto che non rifarei. Devono scusarsi i porno giornalisti e i pornomagistrati che mi hanno ricoperto di calunnie".
"Vivere la religiosità per me non significa solo avere una chiesa nella casa di Arcore, in cui si sono celebrati matrimoni, funerali e battesimi di miei congiunti, ma sentirsi al sicuro per le preghiere di otto zie suore di Maria Consolatrice. Le mie radici – spiega il presidente del Consiglio – si saldano in quei valori cristiani e quindi umani con i quali sono cresciuto in famiglia e nell’ambiente ecclesiale della scuola salesiana, e che poi ho trasmesso ai miei figli".
E delle scene lesbo di cui si è parlato, che sarebbero avvenute nella discoteca di Arcore? "Chi ha raccontato cose di questo genere deve aver avuto qualche buon motivo, non certo commendevole, per inventarsele". Non solo: travestimento da suore? Tutte balle: "Non c’è mai stato in modo assoluto alcun atteggiamento che potesse offendere chicchessia e tantomeno la nostra religione".
I TRE FIORETTI E il bunga bunga? Solo un ballo innocente: "Quando qualcuna delle mie ospiti diceva: dopo cena facciamo un po’ di ‘bunga-bunga’ si riferiva a fare quattro salti. A cui io, peraltro, non partecipavo a causa di un antico e sempre rispettato fioretto". Infatti nella mia vita, spiega Berlusconi, ho fatto tre fioretti che ancora oggi rispetto: ‘Non fumo da quando riuscii a salvare la mia prima avventura imprenditoriale da una fine non gloriosa. Non gioco da quando mi esposi al rischio di una pessima figura pretendendo, da dilettante, di potermi confrontare con un professionista delle tre carte. Non ballo da quando ne feci promessa se una mia amica, che rischiava di morire, si fosse salvata". Il bunga bunga e tutto ciò che si lega di solito a questa espressione, sarebbe quindi – secondo il Cav – pura invenzione di chi gli vuole male.
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