L’esasperazione dei bulgari, impoveriti e messi in ginocchio negli ultimi decenni dopo la caduta del regime comunista nel 1989 da modelli di sviluppo sbagliati, oligarchie economiche e politici corrotti, sta assumendo aspetti drammatici. Con un aumento di tragici suicidi. Come quello avvenuto oggi nel centro di Sofia dove, di fronte alla presidenza, un uomo di e’ immolato, dandosi fuoco e portando a quattro – solo nell’ultimo mese – il numero dei gesti disperati sullo sfondo di una crisi economica e sociale senza precedenti che attanaglia il Paese balcanico. Era da poco passato mezzogiorno, quando il 51enne Dimitar Dimitrov, fabbro di professione, si e’ versato addosso della benzina da una bottiglia di vodka e con un cerino si e’ dato fuoco. In pochi istanti, secondo testimoni, e’ stato avvolto dalle fiamme ed e’ caduto per terra. Tre degli uomini di guardia alla presidenza sono immediatamente intervenuti, spegnendo con un estintore ed una coperta, le fiamme e chiamando un’autoambulanza. Dimitrov e’ stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni, con ustioni sul 25% di testa, collo e braccia, e con polmoni saturi di sostanze tossiche della combustione.
Il macabro elenco di quelli che vengono ormai definiti i ‘Jan Palach bulgari’ e’ iniziato il 19 febbraio scorso, quando Traian Marichkov, un giovane di 26 anni si era immolato con le fiamme su un passaggio pedonale nella citta’ di Veliko Tarnovo (centro-nord), nel pieno delle proteste di piazza in tutta la Bulgaria. Due giorni dopo Traian e’ morto in ospedale. Il 20 febbraio, nella citta’ di Varna sul Mar Nero, si era poi dato fuoco Plamen Goranov, 36 anni, per protesta contro il carovita e contro il sindaco della citta’ Kiril Yordanov, collegato, secondo Goranov e altre migliaia di manifestanti, al cartello mafioso Tim che controlla l’intera citta’. Dopo il suo gesto disperato, Goranov, e’ stato ricoverato in ospedale in condizioni gravi, ed e’ morto il 3 marzo. Due giorni fa, infine, e’ morto in ospedale Ventsislav Vassilev di 53 anni, il terzo uomo a immolarsi con il fuoco, che ha compiuto il suo gesto di protesta estrema il 26 febbraio a Radnevo, nel sud del Paese. Il dramma delle autoimmolazioni, alle quali si aggiunge anche quella di oggi a Sofia, avviene sull’onda di proteste che scuotono il Paese balcanico da oltre un mese e che hanno provocato le dimissioni del governo conservatore di Boyko Borissov. Le elezioni parlamentari anticipate in Bulgaria sono previste per il 12 maggio prossimo. Il presidente Rossen Plevneliev ha intanto formato un governo ad interim, guidato dal nuovo premier Marin Raykov, finora ambasciatore della Bulgaria in Francia, che oggi si e’ insediato con l’obiettivo principale di preparare il voto tra due mesi. Con un ‘ukaz’ emanato oggi, Rossen Plevneliev ha anche annunciato lo scioglimento del parlamento a partire da venerdi’ prossimo. Molti osservatori ritengono tuttavia che, con il governo ad interim e con le elezioni anticipate, la classe politica post-totalitaria in Bulgaria non faccia altro che illudersi di aver domato il malcontento popolare e di poter mantenere nel futuro il suo status quo. E sempre piu’ spesso i bulgari definiscono i loro politici con il detto popolare ‘Tu gli sputi in faccia ma lui pensa che stia piovendo’.
Discussione su questo articolo