Il passato sabato 3 di settembre Buenos Aires ha dimostrato ancora una volta di avere una pelle italiana. Molto italiana. Lo scenario è stato quello dell’ Usina del Arte del della Boca, quartiere che fu approdo di decina di migliaia di connazionali che arrivarono nella capitale argentina spinti dal fortissimo desidero di trovare nuove prospettive di vita. L’ Usina (centrale elettrica) è un imponente edificio costruito nel 1914 dall’ architetto italiano Giovanni Chiogna per conto della Compañia Italo Argentina de Electricidad. Tre anni fa la struttura è stata trasformata in un bellissimo spazio museale ed oggi riceve eventi come quello realizzato sabato scorso: la giornata di chiusura della IV edizione della Settimana della Cucina Italiana di Buenos Aires.
Il programma è stato particolarmente saporito. La giornata è iniziata alle ore 12 e si è conclusa alle ore 18, con due ore di anticipo rispetto al programma prefissato che prevedeva la chiusura alle ore 20. Perchè? L’ enorme affluenza di pubblico ha esaurito tutte le specialità gastronomiche disponibili. Anche il più inguaribile ottimista non poteva immaginare che sarebbero arrivate circa ottomila persone. Un pubblico entusiasta e felice che ha preso d’ assalto la manifestazione. In ogni caso l’ organizzazione ha retto molto bene l’onda d’ urto umana. I numeri parlano chiaro.
Oltre 6.000 aperitivi, 4.800 porzioni di pizza margherita, 500 porzioni di focaccia al formaggio di Recco, 3.000 caffè e 2.500 piccole degustazioni di pasta secca italiana, olio evo e aceto balsamico sono state servite gratuitamente. 600 porzioni di street food italiano (panino con porchetta e arancini), olio al peperoncino ed al tartufo, peperoncini sott’ olio, mozzarelle fiordilatte, friselle, cannoli, sfogliatelle, taralli, pasticciotti e struffoli sono stati venduti al pubblico dagli espositori. Una gran kermesse dove non sono mancati il cinema e la musica (anche questi offerti gratuitamente) vissuti con passione dalla gente nelle stupende sale del complesso. Questa giornata conclusiva è stato l’epilogo perfetto di una settimana nella quale i sapori italiani sono stati grandi protagonisti della scena gastronomica cittadina. La Settimana della Cucina Italiana di Buenos Aires era inziata il 29 di agosto. Alla stessa hanno partecipato 23 ristoranti selezionati che hanno offerto due menù speciali venduti a 11.50 e 20.50 euro. Si è reso omaggio alla tradizione della bagna cauda con un pranzo (ovviamente a base di bagna cauda) realizzato presso l ‘ Unione Ossolana di Buenos Aires al quale hanno partecipato 220 persone.
Sono state realizzate lezioni di cucina regionale italiana (romana e pugliese) e sono stati accesi i riflettori sulla cucina della Basilicata e sulle sue eccellenze gastronomiche. Due cuochi lucani (Giovanni Battista Gustamacchia e Vito Amato) sono arrivati direttamente dall’ Italia per far conoscere i lampascioni, le melanzane di Rotonda, l’ olio evo lucano, i derivati (olio e crema) dei tartufi lucani, le paste secche artigianali (strascinati, lagane e fusilli), i peperoni cruschi di Senise, le arance staccie, le olive majatiche di Ferrandina ed i taralli. Prodotti eccezionali usati in due serate gastronomiche, che hanno registrato il tutto esaurito, realizzate nel ristorante Bella Italia. Ma non è tutto. I prodotti della Basilicata sono anche stati oggetto di un importante workshop. Cuochi e prodotti lucani si sono incontrati con i vertici dell’ azienda Geson S.A, la piú importante azienda argentina dedicata all’ importazione edistribuzione di prodotti gourmet con piú di 2500 clienti sul territorio. Senza ombra di dubbio la Settimana della Cucina Italiana di Buenos Aires si è trasformata nella vetrina gastronomica italiana piú importante dell’ Argentina. Arrivederci al prossimo anno.
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