Renato Brunetta, deputato di Forza Italia, è intervenuto su Radio Cusano Campus e sul Def ha detto: “Occorre precisare che il calendario non è italiano, ma europeo. Tutti i Paesi dell’Ue adottano lo stesso calendario per produrre gli stessi documenti di bilancio. La Commissione UE poi giudica questi documenti alla luce delle regole, dei trattati e procede a dei giudizi. E il giudizio che viene dato all’Italia è dell’intera Commissione. Se siamo in 27 è il giudizio degli altri 26. Negli altri 26 a far da padrone c’è l’asse franco-tedesco che raggruppa i rigoristi, i nordici, quelli che hanno la maggioranza e i commissari preposti a questi giudizi. Quindi se noi non facciamo bene i compiti a casa, verrà immediatamente il giudizio degli altri Paesi con la paventata procedura d’infrazione, ma soprattutto questo giudizio viene attentamente ascoltato dai mercati, che se vedono che il giudizio è negativo cominciano a vendere e le cose si complicano”.
“Dicono che ora l’Ue ci vuole più bene? A me sembra tutta fuffa. E’ vero che c’è un atteggiamento più benevolo rispetto al governo precedente, però da qui a passare ai soldi e dire: cara Italia, ti diamo un bonus di 10 miliardi, ce ne corre. Non credo ci sia questa benevolenza sui numeri, la benevolenza si ferma alle parole. Lo abbiamo visto con l’immigrazione, l’accordo di Malta è poca cosa. Così sarà molto probabilmente sulla legge di bilancio. Su quella tabella ci saranno tutti i fucili puntati. Se lì ci sarà scritto deficit e debito in aumento, non raggiungimento del deficit strutturale così come concordato con le lettere di giugno e luglio, se non ci saranno il rigore e la convergenza, molto probabilmente quella tabella verrà bocciata e da lì apriti cielo perché il nostro parlamento poi è chiamato a dover approvare le norme che sorreggono quella tabella. Ma se la tabella viene bocciata, il governo deve correre ai ripari e cambiare i numeri in parlamento e lì diventa un caos. Noi abbiamo normalmente una cultura degli accordi molto flessibile, cioè gli accordi si interpretano, si eludono. Noi abbiamo questa immagine di essere imbroglioncelli. Questa immagine non è in assoluto vera, però in molti casi è verosimile. Basti pensare al 2,04% quando l’UE ci aveva detto che il 2,4% non andava bene. Queste sono cose che non fanno bene all’immagine dell’Italia, come non fanno bene i comportamenti di questo governo che va al potere dichiarandosi europeista e rispettoso dei trattati, poi la prima cosa che fa è ipotizzare un deficit al 2,3-4%. La nostra poca credibilità la paghiamo in termini di sudditanza, non abbiamo potere di parola, potere di denuncia”.
Sul contrasto all’evasione fiscale. “Le manette agli evasori esistono già, almeno dagli anni ’80. Quando sento parlare di manette agli evasori sorrido, perché o è un’affermazione di chi non conosce la normativa vigente, oppure è un diversivo, un elemento di distrazione di massa. Normalmente questo succede quando si dice da una parte: manette agli evasori, e poi con l’altra mano si aumentano le tasse. Leggiamo ogni giorno notizie che fanno sorridere, come tassare le merendine e le bibite gasate, cose che ci portano allo stato etico che dice cosa è bene e cosa è male. Oppure la tassazione dei contanti. Cosa diversa è invece la via elettronica alla lotta all’evasione. Per far questo però non servono provvedimenti spot che nascono per fare cassa, servono riforme strutturali. L’incrocio dei dati di reddito e di consumi dei singoli contribuenti lo si chiede da sempre. Basterebbe incrociare tutti i consumi, da quelli elettrici alla spesa ai conti in banca, e verrebbe una radiografia esatta e perfetta di un signore che ha la Ferrari e che però non paga nulla al fisco. Tutti questi strumenti vanno messi a sistema senza grida manzoniane, che servono solo a coprire i disonesti”.