Tempi di Brexit, tempi di grande confusione, soprattutto per i nostri connazionali residenti in terra inglese. Oggi è la Gazzetta di Mantova ad affrontare il tema: “Con le europee alle porte, ed una situazione ancora per niente definita, la Brexit continua ad aleggiare non solo nel Parlamento britannico, ma un po’ in tutto il mondo”, si legge.
“Ad essere interessati all’argomento non solo i nativi inglesi, ma anche tutti coloro che per lavoro o studio si sono trasferiti nel Regno Unito e hanno deciso di farlo diventare casa loro. Tra i 700 mila gli italiani presenti nel Regno Unito, ci sono anche i mantovani. Ecco come vivono l’ombra della Brexit”.
La giovane Marta Bisson racconta: “Ho 34 anni e vengo da Asola, ho studiato al liceo, prima, e all’università a Milano, poi. Quando parlavano di Erasmus ho deciso che volevo andare all’estero. Sono venuta per tre settimane in vacanza studio qui e ho deciso che volevo venire a viverci. Una volta laureata ho lavorato per sei mesi a Milano, ma era uno stage, e poi sono partita all’avventura”.
“Qui ora progetto impianti per edifici civili. Di sbocchi lavorativi in Italia, nel mio settore, ci sono ma per lo più basati sulla libera professione. Arrivata qui nel 2011 ci ho messo un po’, tra caffetterie ed altri lavoretti, ma ora sono arrivata a fare quello che volevo. Perseverare paga sempre. Ho un orario flessibile con un ingresso tra le 7.30 e le 10 e di conseguenza è l’uscita, faccio 7 ore e mezza al giorno, anche la pausa pranzo è gestibile, certo poi ci sono i meeting”.
“Della Brexit penso sia un grande pasticcio più o meno da quando hanno iniziato a parlarne. A Londra trovi difficilmente qualcuno a favore di Brexit, quando sono usciti i risultati ricordo che il mood era tristissimo”.
Luisa Orlandi, altra italiana in UK: “Ho 50 anni. All’inizio ero una delle prime asolane a trasferirsi all’estero. Sono venuta qui nel 1990 e ho iniziato come babysitter. Ora sono infermiera e ho svolto una specializzazione riguardante l’handicap mentale all’università dell’Hertfordshire. Ho fatto anche un periodo in Galles e qualche volta sono tornata in Italia”.
“Crescere e vivere qui è stato bello, perché sono riuscita a fare tutto con le mie forze. Lavorare in Inghilterra ti dà la possibilità di conoscere persone da tutto il mondo. Certo, non è certamente rose e fiori nemmeno qui, ma diciamo che se volessi prendermi un periodo di pausa qui, a differenza dell’Italia, lo potrei fare”.
Una titubanza un po’ più forte delle altre, Luisa, l’ha avuta l’11 settembre 2001: “Mi sono resa conto che vivevo lontano da casa. Sono tornata, ma ripartita subito”. E a proposito di Brexit, “dico che è stato un errore enorme. Sono rimasta scioccata dal risultato”.
Marzuk Nabil ha 30 anni e viene da Volta Mantovana: “Vivo a Londra da 5 anni – inizia la sua testimonianza – Attualmente lavoro in un’azienda multinazionale, la Yo Sushi, e sono assistant manager di una filiale, in più studio contabilità aziendale all’università di Derby. Mi sono trasferito qui perché in Italia tra il 2013 e il 2014 ho riscontrato notevoli difficoltà. Se dovessi guardarmi indietro, direi che ho fatto bene, altrimenti non sarei riuscito ad ottenere ciò che ho adesso. È vero che vivo lontano dalla famiglia, ma almeno ho delle soddisfazioni personali”.
Per quanto riguarda la Brexit, Marzuk sostiene che “è una confusione totale. Nemmeno il governo ha le idee chiare. Continuano a spostare la data per l’uscita e non si sa cosa succederà dopo. Però alcuni segnali ci sono già, per esempio l’aumento del prezzo dei beni e prodotti dall’Europa”.