Si stringe il cerchio attorno ai presunti assassini di Roberto Bardella, il 52enne motociclista di Jesolo ucciso giovedi’ scorso a Rio de Janeiro da un gruppo di narcotrafficanti all’interno della favela Morro dos Prazeres di Santa Teresa, a ridosso della spiaggia di Copacabana. La magistratura brasiliana ha emesso oggi altri due ordini di cattura, che si aggiungono ai sette spiccati ieri, dopo che il cugino della vittima, Rino Polato, 59 anni, che stava compiendo un viaggio in moto attraverso il Sudamerica con Bardella, ha effettuato il riconoscimento dalle foto segnaletiche della polizia. I due identificati oggi sono Raphael Correia Pontes, detto Pedro De Lara (dal nome di un celebre comico del passato), 33 anni, e Bruno Goncalves Campos Ferreira, detto Gordinho o Bigode De Foca (Cicciottello o Baffi di foca), 34 anni.
In totale, sono quindi nove i ricercati, uno dei quali minorenne. I sette identificati ieri sulla base del riconoscimento di Polato, che oggi ha intanto fatto ritorno in Italia, sono Wagner Moreira Rodrigues Silva, 22 anni; Tiago de Oliveira, 29; Claudio Augusto dos Santos, detto Jilo’, 46; Romulo Pontes Pinho, 22; Marcos Vinicius Paulo de Oliveira, 24; Marcos Elias Candido Bezerra, 20, e un adolescente di 17 anni.
I ricercati, secondo la polizia, fanno parte di una gang che controlla il narcotraffico nella piccola favela carioca il cui capo sarebbe proprio ‘Jilo”, un piccolo boss con una fedina penale lunga un chilometro che e’ stato scarcerato un mese fa. Secondo il capo della sezione omicidi Fabio Cardoso, sarebbe stato proprio ‘Jilo” a dare ordine ai suoi scagnozzi di sparare contro qualsiasi sconosciuto avvistato nella favela.
La colpa di Bardella e Polato, che hanno attirato l’attenzione in quanto avevano delle telecamere sui caschi, e’ stata quindi solo quella di aver sbagliato strada e di aver invaso il territorio controllato dalla gang. Non e’ la prima volta che simili episodi capitano nelle favelas brasiliane, anche in quelle ‘pacificate’, quelle cioe’ dove sono stati aperti dei posti di polizia all’interno.
”Appena ho visto Roberto al suolo sono stato subito accerchiato e preso in ostaggio. Da quel momento, la storia e’ terribile, fino a quando mi hanno miracolosamente rilasciato, dopo circa due ore mezzo, in cui ho pensato di morire. Io e Roberto – ha raccontato al suo rientro Polato – eravamo rientrati dalla visita al Cristo Redentore e stavamo uscendo dalla citta’ in direzione nord, verso la costa, quando, seguendo le indicazioni del navigatore, siamo entrati nel quartiere, poi dimostratosi pericolosissimo. Sono bastati pochi secondi in cui Roberto, davanti a me in moto, e’ entrato nel quartiere che una banda, probabilmente di delinquenti comuni, ci ha attaccato, forse scambiandoci per poliziotti, facendo fuoco su Roberto”.
La morte di Bardella ha provocato un’ondata di sdegno e commozione in tutto il Brasile tanto che una Ong locale ha piazzato sulla spiaggia di Copacabana un tricolore ed un cartello con scritto ‘Italia perdonaci’. Moltissimi i messaggi di cordoglio anche sui social network mentre la giudice Maria Izabel Pena Pieranti, che ha firmato i mandati di cattura, ha detto che ”questo orrendo crimine ha macchiato ancora una volta l’immagine della citta’ e del Brasile”.
”Come cittadina e come magistrato – ha aggiunto – mi vergogno ogni volta che succedono episodi come questo” Alle indagini collabora anche l’ufficiale di collegamento italiano della Criminalpol in Brasile, Roberto Donati, che ha elogiato gli investigatori brasiliani. ”Il lavoro fatto in collaborazione e’ stato spettacolare ma non possiamo ancora dire che sia concluso. C’e’ stata tuttavia una risposta immediata che ha permesso di chiarire i fatti ed identificare i criminali”, ha detto Donati.
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