San Paolo del Brasile – Quando nessuno se l’aspettava a causa dell’assenza di 4 sui 9 giudici che giudicheranno il caso, i legali di Cesare Battisti hanno presentato ieri pomeriggio al Supremo Tribunale Federale (Stf) di Brasilia – alle 23 in Italia – una nuova richiesta di “immediata liberazione” del loro assistito. E lo hanno fatto proprio mentre il relatore del caso, Gilmar Mendes, favorevole dell’estradizione, era negli Stati Uniti in missione ufficiale assieme al presidente del Stf, Cezar Peluso, anch’egli pro estradizione, ad Ellen Gracie, la terza degli 11 giudici che compongono il massimo organo giuridico verde-oro (su Battisti giudicheranno come detto però solo in 9 perché 2 si sono autoesclusi dal caso), anche lei a favore dell’estradizione.
Da segnalare che nella stessa missione ufficiale a Washington c’è anche Ricardo Lewandowski, il quarto giudice pro estradizione, mentre il quinto a favore del rientro dell’ex terrorista in Italia, ossia Ayres Britto, sostituendo alla presidenza della Corte Suprema l’assente Peluso non poteva ex lege occuparsi della richiesta di “liberazione immediata”.
“Siamo fiduciosi”, hanno commentato i difensori di Battisti che negli ultimi mesi hanno presentato numerose istanze di “scarcerazione immediata”, tutte respinte. “Neanche durante la dittatura ci sono stati casi di prigione preventiva superiori a 4 anni, come sta accadendo al mio assistito”, ha denunciato in un comunicato stampa Luis Roberto Barroso, il massimo difensore dell’ex membro dei PAC.
A Barroso ha risposto l’avvocato dell’Italia Nabor Bulhoes, secondo il quale la richiesta di scarcerazione di Battisti è di ”un opportunismo latente” perché la difesa dell’ex terrorista si “è valsa del fatto che il relatore del processo, Mendes, si trova in una missione ufficiale negli Stati Uniti, per presentare all’improvviso un’istanza urgente che, in realtà, di urgente non ha nulla: tutti sanno da mesi che dopo la decisione di Lula Battisti continua in carcere e tutti sanno che Mendes e il resto del plenario torneranno a Brasilia domenica sera”. Inoltre, ha aggiunto Bulhoes, “i ritardi sono dovuti alla Procura Generale della Repubblica – che giovedì si è manifestata a favore della decisione di Lula di non estradare Battisti – che invece dei 5 giorni di prassi ci ha messo 2 mesi per poi dare un parere uguale a quello già manifestato dal procuratore generale alla festa di insediamento di Dilma, lo scorso primo gennaio”.
Ma i colpi di scena di una serata forse decisiva per il destino di Battisti non erano finiti. La decisione sulla richiesta di “liberazione immediata” della difesa di Battisti era stata infatti affidata in un primo momento al giudice Marco Aurélio de Faria Mello, il più assiduo difensore della non estradizione tra i 9 membri del Stf tenuti a giudicare ma poi, quando quest’ultimo stava già per comunicare la liberazione di Battisti, tutto tornava punto a capo.
Per un errore “di attribuzione molto comune”, facevano infatti sapere dal Stf, il caso veniva “sottratto” dalle mani di Faria Mello e passava, quando in Italia erano oramai le 3 del mattino, in quelle del giudice Joaquim Barbosa, contrario all’estradizione al pari di Marco Aurélio.
Ora Barbosa ha di fronte a sé due possibilità: decidere da solo su Battisti nelle prossime ore o aspettare il rientro di Gilmar Mendes previsto per domani. Nel primo caso Battisti molto probabilmente potrebbe vedere finalmente accolta la domanda dei suoi avvocati, attendendo in “libertà provvisoria” il giudizio del plenario del Stf che arriverà non prima di 15 giorni, con grossi rischi di fuga, magari in un paese terzo. Nel caso contrario, invece, è quasi certo che Mendes, come ha già fatto nel recente passato, non accolga la richiesta di liberazione dei difensori dell’ex terrorista dei PAC e attenda il giudizio plenario del Supremo che dovrà decidere, finalmente, quale sarà il destino di Cesare Battisti.(vita.it)
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