Il nervosismo per la crisi dell’euro non abbandona i mercati ma, dopo una partenza incerta, su Borse e spread del Vecchio Continente la tensione si allenta e l’atmosfera si fa frizzante soprattutto per Milano e Madrid che archiviano la performance migliore. Accantonati gli iniziali timori per Grecia e Spagna, il mercato ha iniziato a scommettere con piu’ decisione su nuove misure di stimolo all’economia da parte della Federal Reserve (domani si chiude la due giorni del Fomc) che potrebbe fare da apripista a manovre espansive delle altre banche centrali, a partire dalla Bce. E mentre si guarda alla nascita del nuovo governo in Grecia, dal G20 di Los Cabos si attendono risposte su come governare la crisi dell’euro in vista della fitta agenda di incontri europei – da qui a fine giugno – da cui dovrebbe emergere una piu’ credibile e solida architettura dell’unione monetaria. Cosi’, dopo i ribassi di ieri, scatta il rimbalzo in un mercato che non vede l’ora di fare acquisti a prezzi stracciati.
Tra le Borse del Vecchio Continente Piazza Affari archivia la prestazione migliore con un solido +3,35%, seguita da Madrid (+2,67%). Bene anche Francoforte (+1,84%), Londra (+1,73%) e Parigi (+1,69%). In deciso miglioramento gli spread: il differenziale tra Btp e Bund scende fin sotto i 440 punti base dai 461 dell’avvio (chiusura a 436), con il rendimento del Btp in calo sotto il 6% al 5,88%. Si restringe anche la forbice tra i decennali spagnoli e tedeschi, sebbene l’asta di titoli sulle scadenze piu’ brevi non sia stata certo agevole per il Tesoro spagnolo che ha piazzato tutto, ma a tassi superiori al 5%. Lo spread tra la carta a 10 anni di Madrid e Berlino e’ sceso a 542 punti con il tasso dei Bonos sotto la soglia critica del 7% (6,95%). In rimonta l’euro che riaggancia quota 1,27 dollari da 1,2638 della vigilia.
Eppure la giornata si era aperta nel segno della cautela e della volatilita’, tra le incertezze sulla rinegoziazione delle condizioni imposte alla Grecia in cambio del salvataggio, i dubbi sulla capacita’ di Madrid di riuscire a finanziarsi sul mercato a tassi cosi’ alti, e i timori per la fragilita’ dell’economia europea dopo che l’indice Zew tedesco e’ inaspettatamente crollato ai minimi da 14 anni (a quota -16,9 a maggio, minimo dal 2008). Certo, al di la’ delle acrobazie dei mercati, resta il fatto che l’esito dell’asta odierna della Spagna certifica che i nodi di fondo della crisi dell’euro restano sul tappeto: Madrid ha collocato 3,04 miliardi di titoli a 12 e 18 mesi, poco piu’ del target massimo di 3 miliardi, ma a caro prezzo. Sulla scadenza 12 mesi, il rendimento medio e’ salito al 5,074% dal 2,985% dell’asta di maggio e su quella a 18 mesi il tasso e’ salito al 5,107% da 3,302% del mese scorso.
Dopo un iniziale sbandamento, il mercato ha voluto privilegiare come nota positiva il buon andamento della domanda: per la tranche a 12 mesi la richiesta ha superato l’ offerta di 2,16 volte da 1,84 del collocamento di maggio, e per il 18 mesi il bid-to-cover e’ salito a 4,42 da 3,23 precedente. E sempre oggi si e’ riaffacciata sul primario anche la Grecia che ha venduto titoli a 3 mesi per 1,3 miliardi di euro, con tassi in lieve calo al 4,31% dal 4,34% del collocamento di maggio.
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