Dopo lo scontro duro di ieri tra Antonio Di Pietro e il Quirinale, avvenuto grazie al ‘tramite’ della difesa di ufficio di Bettino Craxi fatta dall’ex Pm pur di attaccare Giorgio Napolitano (aveva rapporti stretti con la Prima Repubblica e con l’Urss), sono i figli del leader socialista a replicare con scherno e irritazione al leader dell’Idv. I due fratelli, su sponde opposte politicamente e spesso anche nei rapporti privati, trovano, sia pur con sfumature diverse, una stessa linea: ‘Imbecille’, dice Stefania Craxi, ‘meschino’ aggiunge Bobo. Ma gli insulti e le critiche sono ben piu’ ampie ed articolate e Di Pietro non replica. ‘Non aspettavamo certo di vedere Di Pietro rivestire i panni del paladino della verita’ per scoprire che il Pci si finanziava illecitamente sia con i rubli di Mosca, sia partecipando al sistema delle tangenti’, dice la ex parlamentare del Pdl che oggi guida i Riformisti. ‘La verita’ storica si fara’ strada: Craxi al processo Enimont si limito’ a dire la verita”. ‘L’imbecillita’ di Di Pietro, che usa Craxi per attaccare Napolitano, e quella dei suoi censori, che lo accusano di riabilitare Craxi, non scalfiscono ne’ la verita’, ne’ il grande leader socialista’, spiega con la consueta veemenza.
Bobo Craxi difende direttamente Napolitano e critica l’uso ‘meschino e pretestuoso’ delle riflessioni fatte da Craxi, ormai vent’anni orsono, ‘per una polemica contro il capo dello Stato’. Ieri Di Pietro aveva riabilitato il Craxi del processo Enimont, quando il leader socialista parlo’ anche dei finanziamenti illeciti al Pci provenienti dall’Unione Sovietica. La morale per Bobo Craxi è semplice: ‘Si conferma un ‘metodo’ che per vent’anni ha consentito a un ex pubblico ministero di stare sulla ‘breccia’ della politica. Ora che la parabola giunge al capolinea, le omissioni d’indagine di un tempo vengono utilizzate per colpire i propri avversari di oggi’.
Il presidente Napolitano ‘e’ stato, per un lungo periodo, tra le personalita’ politiche italiane che hanno ricercato una convergenza fra le forze provenienti dalla medesima ispirazione democratica e riformista, certamente non rinnegando i rapporti internazionali del Pci, ma svolgendo una concreta azione di riavvicinamento con il Psi di Craxi’. E Bobo sottolinea che questa doppia logica ha permesso a Di Pietro ‘di svolgere una doppia funzione di censore giudiziario e politico trattandosi di vicende assai piu’ complesse e drammatiche, che vanno sottratte alla polemica deteriore di un sistema, quello della seconda Repubblica, che si dibatte in una crisi irreversibile e che viene ‘salvato’, oggi, solamente dalla guida ferma e lungimirante di un presidente della Repubblica che non si lascia intimidire dall’uso politico della giustizia o, addirittura, da una rilettura distorta della Storia’.
Discussione su questo articolo