Non parla, non sorride, ne’ puo’ alzarsi da sola dal lettino. Si nutre solo attraverso un sondino introdotto nel suo corpo dalla trachea, eppure con le infermiere e i medici del reparto di pediatria ha stabilito un rapporto e quella e’ diventata la sua famiglia.
La piccola e’ nata alla fine del 2009 da due genitori ventenni, nomadi di origine romena, che la lasciarono in ospedale a Livorno perche’ non erano in grado di accudirla. ‘Il padre – racconta oggi il primario di Pediatria, Edoardo Micheletti – ogni volta che torna a Livorno, circa una volta l’anno, viene a chiedere notizie di lei. Anche se non vogliono vederla, i genitori ci tengono a sapere come sta’ Affetta da una gravissima cerebropatia genetica, mese dopo mese la bambina e’ stata cosi’ ‘adottata’ e coccolata dal personale dell’ospedale. Ora, a due anni e mezzo, potrebbe proseguire la sua vita in una casa-famiglia in grado di offrirle cure adeguate e quel calore che non sempre puo’ darle un reparto ospedaliero. Il destino della bambina sara’ deciso dal tribunale fiorentino entro i prossimi due-tre mesi.
Il futuro della piccola sara’ dunque in una struttura residenziale specializzata nel trattamento di pazienti cosi’ gravi: ne sono gia’ state individuate tre in altrettante regioni italiane (Lombardia, Sardegna e Abruzzo) ma sara’ il tribunale a decidere le modalita’, ovvero se la bambina sara’ adottata oppure data solo in affidamento. ‘La bambina del resto – spiega Micheletti – si trova in una situazione di totale dipendenza da altri, con limitatissime capacita’ relazionali e allettata, nutrita con un sondino. A occuparsene deve essere una struttura capace di assicurare con competenza specialistica l’adeguata assistenza a un paziente tracheomizzato’.
A lei pero’ si e’ affezionato tutto il personale del reparto che in questi due anni e mezzo di vita non le ha fatto mancare nulla: assistenza eccellente, ma anche tutine, giocattoli e feste di compleanno. ‘La bambina – prosegue Micheletti – riesce in qualche modo a interagire con l’ambiente: si esprime con la mimica del volto, il pianto. Determinate posture e atteggiamenti fanno capire quando gradisce o meno qualcosa e se vuole essere presa in collo’.
Quando se ne andra’ da Livorno sara’ un giorno di grande malinconia: ‘Tutti noi siamo consapevoli che non puo’ continuare a vivere in ospedale – ammette Micheletti – ma e’ chiaro che con lei abbiamo stabilito un rapporto e quella sara’ una giornata triste’. La sfortunata vita di questa bambina e’ stata anche segnata dalla burocrazia e dalla complicazione di non avere una cittadinanza ben definita. ‘Questo ha certamente dilatato i tempi del tribunale che ci ha messo un anno per rintracciare i genitori e avviare le pratiche per lo stato di adottabilita”, ha confermato il primario. Una vicenda che si intreccia anche con il dibattito in corso in Italia relativamente sullo Ius soli, ovvero sulla concessione della cittadinanza italiana ai figli di stranieri nati nel nostro Paese. ‘Se questa legge ci fosse stata – conclude Micheletti – avrebbe semplificato di molto la situazione della bambina e accelerato le procedure di adottabilita”.
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