“Seppure è vero che l’Imu è una tassa statale che riduce i Comuni a semplici esattori e che altre istituzioni sono fortemente debitrici del Campidoglio, non è tollerabile che si vari un bilancio basato prettamente sull’aumento delle tasse e sulla vendita di una quota di un’azienda municipalizzata preziosa come l’Acea. Qualsiasi sprovveduto cittadino sarebbe stato in grado, per sanare un problema economico, di vendere la casa e andare a piangere miseria sulla porta di amici e parenti, con l’unico risultato certo di finire poi comunque sul lastrico vittima di un’overdose di inesperienza. In questo periodo difficile il metodo giusto è invece quello di tirar fuori tutte le ricchezze nascoste della nostra città”. Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere Pdl di Roma Capitale, che ha chiesto la riduzione dell’aliquota prevista per le abitazioni principali tramite una mozione ed una petizione popolare.
“Basta tecnicismi, servono decisioni politiche chiare e sagge. Se i Comuni stanno per tradire il rapporto privilegiato che hanno con i propri cittadini lavandosi le mani dai problemi delle famiglie e delle imprese, allora è tempo di fermare questo massacro della politica una volta per tutte. Roma ha altre chances, grazie ad alcune operazioni facilmente realizzabili: i fondi devono arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, con verifiche sulle imposte dei fabbricati, soprattutto di quelli mai dichiarati e dunque sconosciuti. Solo i controlli sulla tassa rifiuti per gli immobili non domestici porterebbero nelle casse comunali circa 180 milioni di euro all’anno. Altre entrate si avrebbero mettendo a reddito l’intero patrimonio comunale, a cominciare dagli immobili abbandonati e da quelli per i quali non si riscuotono gli affitti”, conclude Santori.
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