‘Ah, e’ pesante’ dice Marisa Merz ricevendo il Leone d’oro alla Carriera e si alza l’applauso tra gli ospiti della cerimonia di inaugurazione della Mostra d’arte della Biennale, salutata dal sole dopo giorni di nuvoloni e pioggia. L’altro e’ andato all’austriaca Maria Lassnig, ultra novantenne, assente, alla quale l’acqua di Venezia fa un certo timore.
C’e’ aria di festa, di ‘dialogo e gioia’, come direbbe il presidente Paolo Baratta, nel giorno della consegna dei premi – con il tripudio del Leone d’oro all’Angola, all’artista Tino Sehgal e il Leone d’argento alla giovane artista a Camille Henrot – e dell’apertura al pubblico de ‘Il Palazzo Enciclopedico’ a firma Massimiliano Gioni, tra i Giardini e l’Arsenale, e degli 88 padiglioni nazionali, di cui una trentina distribuiti tra centro storico e terraferma. In prima fila il ministro per i Beni e le Attivita’ Culturali Massimo Bray, che da giovedi’ e’ a Venezia per dedicarsi alla mostra, ma anche per cogliere l’occasione di parlare di mostra del Cinema e ‘gabbiotto’ in piazza san Marco anche con il sindaco Giorgio Orsoni. Una presenza, quella di Bray, all’insegna della discrezione, quasi silenziosa, ma che oggi si apre in un giudizio netto: ‘questa edizione mi e’ piaciuta molto’. Spazio anche per una battuta: ‘credo abbiano fatto apposta a pensare al modello enciclopedico vista la mia esperienza’, e il riferimento e’ agli anni alla Treccani. ‘Mi e’ piaciuta – spiega – perche’ credo che il mondo sia pieno di notizie, di nozioni che vengono dall’arte e dalla cultura. La capacita’ di fare sintesi nell’enciclopedia e’ sintesi dei saperi, e’ sicuramente qualcosa che puo’ aiutare a leggere quello che sta accadendo sia come innovazione sia come forma di sopravvivenza di grandi tradizioni’.
Bray sale sul palco solo per consegnare il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale all’Angola, uno dei dieci Paesi per la prima volta alla Biennale, come il Vaticano. Un riconoscimento che sembra cogliere di sorpresa gli stessi curatori e la ministra della cultura evidenzia il grande impegno che c’e’ stato a monte per poter partecipare, per mostrare al mondo ‘una Angola nuova’. ‘Di quello che ho visto – suggella Bray – mi aveva molto emozionato il padiglione dell’Angola e quindi sono molto contento per il riconoscimento’. Il titolo del lavoro presentato, focalizzato sulla capitale Luanda, tra l’altro, fa riferimento al concetto dell’enciclopedia, ‘Encyclopedic city’.
Il richiamo all’impegno, allo ‘sforzo gigantesco’ di cui la ministra angolese ha parlato, porta Bray a ricordare che in Italia c’e’ un numero infinito di persone che si impegnano nella cultura ‘che fanno grandissimo questo Paese’. E ancora, quasi un refrain di concetti espressi fin dal primo giorno, ‘vorrei che il Paese credesse davvero che la cultura puo’ farlo rinascere’.
Tra le menzioni speciali decise dalla giuria, presieduta dall’inglese Jessica Morgan, anche una all’italiano Roberto Cuoghi. Ma in questa Biennale ‘enciclopedica’ non e’ tempo di valutazioni nazionalistiche. ‘Anche la cerimonia di premiazione – sottolinea piu’ che soddisfatto Baratta – ha rivelato tutte le sorprese che puo’ riservare: il fatto che il Leone d’oro vada a un Paese che e’ qui per la prima volta, vada all’Angola la cui partecipazione alla Biennale e’ un chiaro significato di messaggio di volonta’ di rinascita, che sia premiata una grande artista come Marisa Merz. Tutto questo e’ terribilmente coerente con quello che cerchiamo di essere: un luogo dove la gente viene con grande liberta perche’ ha fiducia in cio’ che incontra e vede. L’integrita’ dell’istituzione e’ quella che ne esce oggi vittoriosa’.
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