Pierluigi Bersani in una intervista al Fatto Quotidiano torna ad essere critico con l’attuale governo: "I dieci o quindici che contano nel capitalismo italiano si stanno aggiustandole le cose loro, chiedono solo che il governo sia amichevole, e se capita lo applaudono e si fanno applaudire. Poi hanno i giornali e c’è lo scambio, succedono cose che non sono potabili".
Parlando della politica economica del governo Renzi: "Gran parte della gente con quel segno più non ci campa. Consiglio di mostrarne consapevolezza. E’ impressionante che l’ossessione sia sempre quella di vincere, mai di risolvere. Dal 2008 il Prodotto interno lordo è sotto di 200 miliardi. Mancano milioni di posti di lavoro. Dubito che sia facile rimettere le cose a posto". E il Jobs Act "è una discussione inutile. Non avremo lavoro vero se non affrontiamo la questione degli investimenti. Oggi abbiamo meno contratti a tempo indeterminato che nel 2014. In compenso va forte il voucher, un mini-job all’italiana che accentua la precarizzazione del lavoro. Purtroppo in Italia piacciono norme che consentono comportamenti opportunistici".
"Fuori da ogni polemica, guardiamo in faccia la realtà. Abbiamo perso pezzi di industria. Da dieci anni siamo scesi sotto la media europea del prodotto interno lordo pro capite. La produttività non cresce. Si allarga la forbice dei redditi tra ricchi e poveri, nord e sud, vecchi e giovani. Cresciamo la metà dell’Europa. Le banche sono indotte a non mettersi a disposizione dell’industria ma a servire loro stesse, e a drenare il risparmio di cittadini che, fra l’altro, si sentono indifesi dalle prepotenze. Pare che serva la laurea in economia per entrare in banca. Il nostro sistema industriale non vede chiara la prospettiva, si indebita solo a breve termine, quindi non investe sul futuro. I consumi balbettano, la spesa alimentare si contrae".
Discussione su questo articolo