Pier Luigi Bersani, riunendo lunedi’ deputati e senatori, lancera’ un appello a tutte le altre forze politiche per condividere le presidenze delle Camere e delle commissioni. Un modo, secondo il leader Pd, per stanare i grillini e cercare un canale di dialogo, al quale pero’ non crede affatto Matteo Renzi, in generale scettico sulla riuscita del tentativo del Pd per un governo di minoranza. ‘Sarebbe un errore cercare il consenso con l’inciucione’, attacca il sindaco di Firenze che, ospite da Fazio, vede all’orizzonte le elezioni, se Bersani fallisce, e nuove primarie. Anche se incontri ufficiali e alla luce del sole tramite ‘ambasciatori’ partiranno lunedi’, contatti con gli altri partiti, M5s escluso, sono gia’ in corso. Il presidente della Provincia di Trento, il montiano Lorenzo Dellai, conferma i rumors secondo i quali tra Pd e Scelta Civica si ragiona per l’assegnazione di una delle due presidente ad un esponente dell’area montiana. In realta’ il vero obiettivo di Bersani e’ incalzare i grillini, invitandoli ad assumersi le proprie responsabilita’ a partire dai ruoli istituzionali per arrivare ad un possibile governo. E’ per questo che nel Pd ogni ipotesi e’ in campo e, come avverte un dirigente bersaniano, nessuno dei big democrat favoriti per le presidenze di Camera e Senato puo’ dare nulla per scontato. Bersani non vuole farsi mettere all’angolo da pretendenti e capi-corrente e per questo ha deciso che saranno i parlamentari, in larghissima parte bersaniani, a decidere quali ruoli e con chi sia meglio condividere responsabilita’ istituzionali.
Chi non crede che questa strategia possa aiutare un futuro appoggio del M5s ad un governo di scopo e’ Matteo Renzi, che ormai sembra aver rotto gli indugi rispetto ad una linea di non belligeranza verso Bersani. ‘Non vorrei che lo scilipotismo – avverte – diventasse la caccia al grillino perche’ lo abbiamo contestato quando lo facevano altri’. Parole che irritano i fedelissimi del leader Pd, attento a negare ogni trattativa sottobanco. E non suona nemmeno come un aiuto al tentativo di Bersani l’invito del sindaco di integrare gli 8 punti con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. ‘Se agli 8 punti – sostiene Renzi – si aggiunge l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non sarebbe alcun atto di demagogia ma di serieta”. Messi da parte i rimpianti per la sconfitta alle primarie, perche’ ‘a Firenze si dice ‘se mia nonna avesse le ruote sarebbe un carretto”, il rottamatore si proietta gia’ verso il futuro. ‘Se non ci sara’ il governo Bersani mi sembra naturale che sia giocoforza che si torni a votare’, e’ la previsione di Renzi, nei giorni scorsi piu’ cauto rispetto all’ipotesi del ritorno al voto su cui insistono di piu’ esponenti bersaniani. E in quel caso il sindaco, pur dicendosi ‘abbastanza allergico’ ai partiti tradizionali e a riunioni come ‘terapie di gruppo’, non vede altra strada per la scelta del candidato premier che nuove primarie. ‘I tempi ci sono, sono un passaggio obbligato’, chiede il sindaco che scalda i motori per una nuova corsa.
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