L’ormai ex governatore della Banca d’Italia, attuale presidente del Financial stability board e fra pochissimo capo della Bce Mario Draghi, nell’intervento presentato in occasione della riunione del Comitato monetario e finanziario internazionale dell’Fmi, ha bocciato senza mezzi termini il nostro ed altri governi, dicendo, fra l’altro, che le tensioni dei mercati finanziari derivanti dalle preoccupazioni sui debiti sovrani pongono “sfide urgenti, a cui occorre rispondere con unità, serietà e fermezza". Secondo Draghi, che dal prossimo 1° novembre succederà a Jean-Claude Trichet alla presidenza della Banca centrale europea, “allo stesso tempo il settore finanziario dovrà continuare a riparare e a rafforzare i bilanci delle banche per ricostruire la capacità di reagire agli shock. Il Financial stability board – sottolinea – sta attentamente monitorando gli sviluppi dei mercati e le azioni per rafforzare i bilanci bancari, e i suoi membri stanno lavorando per sostenere la stabilità finanziaria”.
Gli ultimi sviluppi sui mercati, ha spiegato il presidente dell’Fsb, hanno evidenziato il bisogno di accelerare e attuare pienamente il programma di riforma finanziaria globale, allo scopo di fondare istituzioni finanziarie, mercati e infrastrutture più resistenti. E, come ricorda il Sole 24 Ore, sono cinque le aree del sistema finanziario-bancario che che devono essere regolamentate secondo il presidente del Financial stability board, Mario Draghi: vigilanza e regolamentazione vanno introdotte ponendo innanzitutto limiti all’esposizione del sistema bancario regolamentato al sistema ombra e fissando requisiti patrimoniali in relazione al rischio dell’esposizione; regolamentazione dei fondi di mercato monetario; regolamentazione di tutte le altre entità del sistema bancario ombra; trasparenza delle operazioni di cartolarizzazione; infine il mercato dei pronti contro termine e quello del prestito titoli, includendo misure sui margini di garanzia e sull’haircut applicato ai titoli oggetto delle transazioni.
Nel frattempo, attacchi molto più specifici contro il governo arrivano congiuntamente dal Centro (Fini e Casini) e dal Pd, che chiedono a gran voce a Berlusconi di dimettersi. Dopo aver visitato ieri L’Aquila, in compagnia del prefetto Giovanna Iurato e del sindaco, Massimo Cialente, il leader del Fli e terza carica dello Stato, partendo dalle polemiche sul processo “lungo e assieme breve”, dice: "No a colpi di spugna e ad un uso personale delle istituzioni" e, intervistato su Sky, critica i provvedimenti voluti da Silvio Berlusconi e si riferisce in particolar modo al processo lungo e alla prescrizione breve: "Dare l’esempio significa tante cose, anche dimostrare di non considerarsi al di sopra della legge e ogni cittadino chiamato a testimoniare magari dirà ‘santo cielo’, ma poi non può non farlo". Ma non è solo la giustizia che finisce nel mirino del leader di Fli. Anche per quanto riguarda l’economia Fini richiama Berlusconi alle proprie responsabilità: "Non è vero che il Governo è la causa della situazione economica attuale, ma il premier ha la responsabilità enorme di averla negata fino al giorno prima che esplodesse. Se neghi tutto ciò che gli altri prevedono e la previsione si realizza, non sai più che fare e questo dà fastidio ai mercati. Ecco perchè l’Italia oggi non è credibile e questa maggioranza non sa che pesci prendere".
Inoltre, partendo dal video che vede Walter Lavitola al fianco di Berlusconi in un viaggio a Panama nel 2010, riferendosi proprio a quel Lavitola che fu uno degli artefici della vicenda della casa di Montecarlo che tenne Fini sulle graticola per mesi, ha aggiunto: "Quando ci si circonda di personaggi come quelli, è evidente che c’è qualcosa di poco trasparente. Anche per quanto riguarda certi documenti patacca…". Fa da sponda a Fini Casini che dichiara: "Non vedo come si possa andare avanti con un esecutivo che davanti all’emergenza sociale è assente”, con il rincaro di Bersani che dice che l’opposizione tutta è pronta ad “un governo di emergenza”.
In una nota riportata ieri da Repubblica, il segretario del Pd scrive: "Le dichiarazioni zuccherose di Berlusconi sono a due passi dal delirio. I fatti ci mettono di fronte alla verità, dopo anni di menzogne. Davanti a noi c’è il passaggio più arduo dal dopoguerra a oggi. Di più, le preoccupazioni degli italiani sono diventate preoccupazioni per il mondo. Ci aspettano scelte difficili e sempre più difficili per ogni giorno che passa senza un cambiamento". Ed aggiunge: "Il Partito democratico, nel segno dell’equità e della crescita, è pronto a prendersi le sue responsabilità a sostegno di un governo di emergenza e di transizione. Chi, per puro egoismo, ostacola testardamente questa scelta; chi testardamente impedisce ogni cambiamento si prende a questo punto una responsabilità storica".
Torna in campo anche Veltroni: “Berlusconi e il berlusconismo devono lasciare il passo a una fase nuova", ed illustra le prospettive per riprendere il treno della crescita, partendo dal superamento dell’attuale governo. In un intervento sul numero di settembre del mensile "L’ago e il Filo", rivista del senatore Marco Follini, Veltroni sottolinea che per superare l’attuale crisi che attanaglia l’Italia, prima di tutto, si deve dire "basta a populismo e superficialità, basta con premier e ministri che da tre anni ripetono che la crisi è ormai alle spalle", perchè – spiega – "l’inadeguatezza del governo, la sua sostanziale fragilità e instabilità sono le esche per nuovi pericolosi incendi davanti ai quali gli interventi ‘ordinari’ sarebbero sostanzialmente inutili".
La priorità, quindi, per Veltroni deve essere quella di abbattere il debito pubblico "perchè – dice – ridurre il debito significa restituire un futuro al Paese e alle nuove generazioni che più di tutte ritrovano sulle loro spalle i gravami degli errori commessi dai padri". Da qui le proposte: "una vera e propria rivoluzione sul versante della spesa pubblica corrente primaria; abbandonare la strada sbagliata e ingiusta dei tagli lineari; fissare un aumento annuale di spesa che sia la metà dell’aumento del Pil e scegliere un vero ‘piano industriale di ristrutturazione’ del settore pubblico; una valorizzazione del patrimonio pubblico; una richiesta al decimo patrimonialmente più ricco dei cittadini italiani di uno sforzo straordinario; affrontare il tema dei costi della politica". Insomma belle parole, ma pronunciate da uno che è stato (e resta), l’emblema politico e celebrativo della “modernità” economicistica di Marchionne, con una dimostrata (nei fatti recenti) prospettiva della rassegnazione pragmatica e della subalternità politica alla forza della economia. Per non parlare della sua proposta (di alcuni mesi fa), di cartolarizzare il patrimonio pubblico attraverso un’agenzia, messa in atto nel 2004 dal Ministro Tremonti, i cui esiti, nonostante l’entusiasmo iniziale, sono stati positivi soltanto per gli advisor bancari.
Durante la vertenza al Lingotto 2, ancora, la proposta di Veltroni del taglio delle aliquote per tutti i lavoratori e le lavoratrici fu tagliata dagli stessi sindacati di sinistra, perché, in un contesto di risorse finanziarie scarse, fuori target.
La via maestra per affrontare i problemi italiani passa per l’innalzamento del potenziale di crescita economica attraverso le riforme strutturali, le politiche industriali, gli investimenti innovativi pubblici e privati, la ridistribuzione del reddito. E passa pure per il recupero dell’evasione fiscale, la distintiva anomalia italiana, una via che Berlusconi dice di voler intraprendere, ma mostra che non intraprenderà mai.
Va detto, ancora una volta, che nonostante l’economia a picco ed i crescenti guai legali, nonostante il malumore crescente nella Lega ed i distinguo di molti ex-fedeli nel Pdl, Berlusconi tiene e la sinistra continua, come negli ultimi venti anni, a sognare un cambio di vertice che, per ora, non si profila. A ben vedere, il PD continua a navigare nel paese delle meraviglie e dei “desiderata” senza speranza, e non è che il Terzo Polo sia messo molto meglio. Il panorama politico italiano è decisamente desolante e sono in molti che, poiché alternative credibili a Berlusconi non ne esistono, prima di voltare pagina, vogliono essere certi che dopo di lui arrivi davvero qualcosa di migliore. L’opposizione in un paese normale si attrezzerebbe per prepararsi a governare, per costruire l’alternativa presentando un progetto, un programma e una classe dirigente nuova. In realtà ad oggi non c’è il progetto, manca il programma e la classe dirigente continua ad essere la stessa da decenni nonostante le sconfitte. Penso che se il centrosinistra intende governare, debba riunire le forze produttive e sane di questo Paese, quelle disponibili a mettere al centro l’interesse generale, perché, in fin dei conti, il tema della crescita non interessa solo agli imprenditori. E penso anche che, per uscire dalle macerie del berlusconismo, ci sarà bisogno di una spinta comune per ricostruire questo Paese e che su alcuni temi di fondo non si debba chiudere la porta a un confronto anche con i moderati.
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