Caro Andrea,
chi ti scrive è presidente del Pd Svizzera nonchè delegata all’Assemblea nazionale per la mozione Orlando nella lista Europa 1. La mia decisione di scriverti, nella speranza che tu riceva questa mia e che, tra i tantissimi importanti impegni, tu possa trovare il tempo di leggermi, nasce dal grande senso di vuoto e di abbandono che ho provato domenica 7 maggio all’Assemblea nazionale. Non mi piace molto il politichese, quindi mi rivolgo a te in modo semplice e spontaneo.
Come sai, la Svizzera è la più importante realtà del Pd in Europa. Il nostro Partito è organizzato in Federazione e conta 30 circoli sparsi su tutto il territorio. Molti sono i militanti che, con grande passione e spirito di squadra, si adoperano per la buona riuscita delle tante iniziative politiche che il Partito in Svizzera è uso organizzare, sempre presenti e attivi nei momenti cruciali della vita politica.
Con non poche difficoltà, come tanti altri compagni e amici, ho lavorato sodo durante tutta la campagna elettorale per le passate Primarie cercando appoggio e consensi per la tua/nostra mozione. All’estero il risultato è stato, direi, buono, considerando il poco tempo a disposizione per la campagna stessa e la caotica gestione della Commissione per il Congresso all’estero.
Il nostro impegno e la nostra determinazione hanno fatto sì che la nostra lista (Europa 1 per Orlando) si aggiudicasse 5 delegati all’Assemblea nazionale.
Come ben sai, l’Assemblea estero si tiene a latere di quella nazionale, elegge, così come prevede lo Statuto nazionale del Pd e quello per l’estero (art. 5 Statuto assemblea estero e 8 cpv. 2 Statuto nazionale), i suoi organi dirigenti e 4 rappresentanti alla Direzione nazionale.
Domenica 7 maggio, sostenendo tra l’altro una spesa non indifferente (come d’altronde tutti gli altri delegati dall’estero), ero presente all’Hotel Marriot, fiera e orgogliosa del nostro bel risultato ed attendevo la convocazione della nostra Assemblea (estero) che avrebbe dovuto aver luogo nel primo pomeriggio (ore 15.30).
Finalmente, poco prima delle 17.00 ci si riuniva. Senza nemmeno aver eletto il Presidente di giornata, il coordinatore per l’estero ci sollecitava un voto unico su un “pacchetto” che avrebbe compreso Presidenza e i 4 rappresentanti alla Direzione nazionale. Si trattava di un accordo mai sentito, mai discusso e mai condiviso prima di allora.
Nel mentre arrivava la comunicazione che l’Assemblea nazionale aveva già eletto i componenti della Direzione (compresi i 4 rappresentanti dall’estero) senza tener conto del lavori dell’Assemblea estero in corso.
A questa notizia tutti i delegati della mozione Orlando, insieme ad alcuni delegati della mozione Renzi, hanno lasciato l’aula in segno di protesta ed è venuto a mancare il numero legale per eleggere tutte le cariche statutarie e i 4 delegati alla Direzione nazionale.
Caro Andrea, nel metodo, nel merito e nella sostanza, si è trattato di un errore gravissimo e di un sopruso senza precedenti.
La responsabilità di decidere apparteneva sì alle mozioni ma, evidentemente, non poteva prescindere da momenti di discussione e mediazione nel rispetto delle regole previste dagli Statuti.
Al di là dell’errore gravissimo e della prevaricazione senza eguali, c’è da dire che la scelta dei componenti della Direzione in quota estero, così come prevede lo Statuto, deve rispettare l’equilibrio di genere, del territorio e delle mozioni. Negli anni si è aggiunta una ulteriore condizione: poichè la Direzione si riunisce regolarmente, talvolta con brevissimo preavviso, è necessario che la presenza sia costante ed a costo zero. Da qui nasce l’idea di una proposta sui nomi dei parlamentari eletti all’estero o comunque su candidati provenienti da aree geografiche vicine all’Italia.
Inutile dire che un grande partito, che ha la pretesa di essere tale, deve anche farsi carico delle spese dei propri delegati. Il partito all’estero dovrebbe essere autonomo nell’organizzazione, dovrebbe essere dotato delle risorse finanziarie necessarie per potere svolgere il proprio compito politico, diversamente, non vi è spazio per i delegati dall’estero. Lo Statuto estero deve essere rispettato e non può essere usato da qualcuno, come è apparso, per i propri interessi personali.
Per fare chiarezza su questa incredibile vicenda, è stato interposto ricorso alla Commissione di garanzia che, spero, si pronuncerà quanto prima.
Avrai capito quanto grande sia la mia amarezza e quanto profonda la mia delusione (e penso di rappresentare il pensiero di tanti altri compagni e amici) nell’aver preso atto della totale mancanza di rispetto nei nostri confronti e da tanta tracotanza.
Al di là di quella che sarà la decisione della Commissione, che a mio avviso non potrà non tener conto dei gravissimi illeciti, molte sono le domande alle quali vorrei trovare risposta.
Ritengo che, per quanto accaduto, vi sia anche una parte di responsabilità della nostra mozione. Mi chiedo e ti chiedo: come mai abbiamo permesso (intendo come mozione) che tutto questo avvenisse? Come è possibile che nessuno ci abbia informato su eventuali accordi “dall’alto”? Chi ha fornito i nominativi alla Direzione nazionale? Perchè nessuno ha sollevato obiezioni nel momento in cui l’Assemblea eleggeva la Direzione nazionale che includeva anche i 4 di nomina estera? Perchè, come mozione, non si è presentato immediatamente ricorso? Perchè mantenere un’Assemblea estero se poi non la si mette in condizioni di operare?
Ho bisogno di risposte (e come me, credo, tutti gli altri delegati) per poter far fronte, con la stessa passione politica e con lo stesso slancio, alla “battaglia” di valori e di pensiero all’interno del nostro Partito che si preannuncia, purtroppo, assolutamente non facile.
Attendo una tua presa di posizione e ti prego di gradire, caro Andrea, i miei più sentiti ringraziamenti per il tempo che hai dedicato alla presente.
Con stima,
Maria Bernasconi
Presidente Pd Svizzera, delegata Assemblea Nazionale
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