Incontrarsi per confrontarsi, faccia a faccia, senza limitarsi al proprio sentimento di appartenenza politica, incontrarsi per dare vita ad un organo indipendente capace di guardare senza paraocchi, gli stessi che per decenni hanno limitato lo sguardo al solo interesse di pochi a discapito di tutta la comunità italiana residente in Svizzera, circa 600.000 italiani.
Ridurre il debito della pubblica amministrazione, mentre milioni di euro vengono spesi per sostenere Comites e CGIE, organi rappresentativi del 3% dei residenti, in base all’ultimo dato riscontrato alle urne, è un grave errore. Infatti, questi milioni potrebbero essere spesi per offrire servizi efficienti e non per promesse spesso disattese.
Su questo punto tutti gli attivisti riuniti a Berna hanno espresso uguale preoccupazione e risentimento.
Uno dopo l’altro, con l’attenzione di tutti rivolta all’ascolto, Gerardo Petta (Zurigo), Manuela Orrigo (Berna), Rocco de Luca (Lucerna), Annamaria Zecca (Berna), Luciano Claudio (Friburgo), Gerolamo de Palma (Lugano), hanno affrontato tutti i temi caldi rimasti in sospeso dopo la fallimentare politica che in Svizzera è stata portata avanti da chi era stato eletto, per migliorare la vita degli emigrati italiani e non per renderla peggiore di come è, considerata la lontananza dalla amatissima patria e dalla famiglia. All’incontro non era presente Matteo Cipriano (Canton Ticino), scusato per validissimi motivi.
Uniti dalla Patria e separati dalle distanze che si riducono a zero, quando chiamati ad assolvere il loro dovere di attivisti patrioti residenti all’estero; uniti per fare ciò che altri, ben pagati, non hanno saputo o peggio voluto fare: questo è il nostro fine!
La necessità di uffici consolari dove la sinistra ha chiuso Consolati e Case d’Italia, l’inadeguatezza dei finanziamenti devoluti per la lingua e la cultura italiana che spesso non raggiungono l’obiettivo preposto, il distacco dalle giovani generazioni per metodi e linguaggio, questi ed altri gli argomenti trattati.
Tutti concordi, inoltre, nel reputare necessario e democratico permettere a tutti gli italiani residenti in Europa, compresa la Svizzera, di votare per i propri rappresentanti a Bruxelles.
Intenzione presente e futura è quella di organizzare eventi unici nel loro genere, per utilità e interesse collettivo.
Gli attivisti italiani in Svizzera si sono dati appuntamento dopo le elezioni europee, per continuare quanto deciso a Berna il 13 aprile presso il ristorante da Carlo, la cui cucina rispetta le esigenze dei palati più esigenti, il cui gerente e proprietario è Gianni Masullo, cittadino italiano dal 1992 residente in Svizzera, la cui simpatia, professionalità e cortesia hanno fatto da cornice a questo incontro importantissimo, per il rispetto dovuto a tutti gli italiani emigrati nel Paese elvetico.
L’intento comune, per chi deciderà di continuare questa avventura, è quello di distaccarsi totalmente dalla politica del passato, che puntualmente vogliono offrire come piatto pronto da mangiare alle elezioni nazionali. Se saranno rose fioriranno, di certo abbiamo iniziato ad innaffiare con amore e dedizione, attenti a non permettere a nessuno di contaminare questo splendido fiore offerto alla comunità italiana residente in Svizzera, a costo zero, per lo Stato e i cittadini. Ogni componente di questa nuova realtà della collettività italiana in Svizzera ha come obiettivo di distanziarsi da chi finora è partito come paladino degli italiani all’estero, per diventare solo un soldato-mercenario al servizio del partito di appartenenza.
Tutti concordi nel cercare, in tutta la Confederazione elvetica, connazionali disposti a collaborare per migliorare la vita degli italiani residenti in questo paese.
U.C.I.S.
Unione cittadini italiani in Svizzera