Quando il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, afferma che Berlusconi lasciò il suo campanellino nelle mani di Monti perchè sapeva di non poter salvare Italia – per la quale decisione stiamo pagando ancora un prezzo (politico e riformatore) per quell’impegno incompleto -, dice mezza verità.
L’abbiamo già sostenuto parecchie volte: Berlusconi fu “costretto” a prendere quella drastica decisione a seguito dei tradimenti degli ex alleati Fini e Casini. Inoltre la campagna internazionale fomentata da autolesionisti politici e giornalisti di sinistra italiani contro la “persona” Berlusconi, rendeva una evoluzione politica naturale, molto difficile, soprattutto per l’acuirsi della situazione economica mondiale che stava precipitando in maniera catastrofica… Per questo motivo non riuscì a finalizzare il programma governativo che si era prefissato e che aveva promesso agli elettori durante le precedenti elezioni. Anzi, l’azione da grande statista fu proprio quella di decidersi in fretta ed abbandonare subito quella poltrona.
Il Cav, infatti, avrebbe potuto portare avanti ancora la funzionalità – anche se ridotta – del governo, in quanto una maggioranza – anche se stentata – l’aveva ancora! Poteva trascinare l’Italia in un continuo combattimento parlamentare, prorogando a lungo la propria permanenza al potere. Nessuno l’aveva costretto. Neanche il Presidente Napolitano poteva costituzionalmente impedire al Premier Berlusconi di andare avanti in un’agonia, durante la quale non si sarebbe combinato assolutamente niente, in quanto i numeri per le votazioni sarebbero stati sempre incerti, dipendenti da quanti parlamentari erano in aula! Bastava che qualcuno avesse un raffreddore e marcasse visita per mettere in crisi il Governo.
Resosi, così, conto, che non sussistevano alternative immediate per un ricambio affidabile e veloce, onde evitare uno stillicidio parlamentare, per il bene dell’Italia, Berlusconi decise di abbandonare il campo signorilmente, ponendolo in mano a persone non “sporcate” da quella politicaccia che aveva coinvolto se stesso. La dimostrazione della sua efficienza politica, però, rimase evidente nel fatto che, a detta di Monti stesso, le linee generali della azione di governo, messe in campo per affrontare la crisi economica mondiale, rimasero le stesse del governo precedente. Diciamo che Monti riuscì a finalizzare quelle azioni che a Berlusconi sarebbero state impedite, esclusivamente solo per motivi “personali”.
Pertanto, “l’impegno incompleto” del Cavaliere, che cita il direttore Tarquinio, ha altri “padri” che volontariamente decisero di boicottare il naturale svolgimento delle azione governative, consci di arrecare un grave danno all’Italia, forse intravedendo una possibilità di avanzare proprie candidature future ad alte poltrone di Stato. L’invidia e l’arroganza sono brutte bestie!
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