Abbiamo intravisto da circa tre anni a questa parte il dopo-Berlusconi. E’ finita un’epoca. Il declino è implacabile. Mai il Cavaliere ha mostrato un impegno per la tutela dei diritti e dei beni degli italiani nel mondo. Quando il Cavaliere sente parlare della questione degli italiani all’estero alza gli occhi al cielo, con un senso di palese fastidio. Non ci sente proprio. Anzi: ha nominato un responsabile PdL per gli italiani nel mondo che in una conversazione telefonica registrata descrive come "un uomo pericolosissimo… Alla larga!…". Berlusconi parla del senatore Juan Esteban Caselli. Queste contraddizioni di Berlusconi sono stupefacenti.
Berlusconi passerà alla storia comunque, perchè la storia a modo suo l’ha fatta. Ha promesso mari e monti… e ci troviamo Mario Monti. La sua missione: cambiare e modernizzare l’Italia. Solo proclami e tante parole simpatiche, ma niente grandi riforme. L’imprenditore e il politico che per anni vedeva le cose molto prima degli altri, non ha visto che gli italiani gli avrebbero voltato le spalle; ha sbagliato, il suo non sarà un arrivederci, ma un addio.
Un saluto, il suo, non glorioso. Il Cav non è esente da colpe. L’errore più evidente è stato quello di aver rinunciato quasi subito a cambiare in profondità l’Italia: si è lasciato inghiottire dalle logiche di Palazzo, che lo hanno logorato a tal punto da incrinarne la popolarità.
Il suo carisma elettorale ormai è sfilacciato. Ripete con ossessione che non si candiderà più; certo, ormai è l’uomo del bunga bunga. La sua colpa più grave è stata quella di non aver saputo porre un freno alle spinte emotive della propria vita privata. E’ stato ingenuo e superficiale. Evidente: ognuno è libero di comportarsi come crede nella vita privata intima, ma non puoi esporti organizzando festini con decine di ragazze, non puoi attorniarti di personaggi come Lavitola, Lele Mora, Tarantini, soprattutto quando sei il Capo del Governo e i nemici politici aspettano ogni occasione per linciarti moralmente e farti perdere credibilità. Il nostro Silvio avrebbe dovuto evitare di parlare di certi incontri con disinvoltura e sfacciataggine. Le imboscate e le insidie sono i nemici del personaggio pubblico. Lo scialacquamento lo ha bollato in forma definitiva.
L’imprenditore e il politico che per anni vedeva le cose molto prima degli altri, si è rifiutato di riconoscere i pericoli a cui lui stesso si esponeva con disinvoltura e di ammettere che gli italiani potessero non dargli più fiducia. Agli analisti storici del futuro il difficile compito di analizzare, in forma imparziale, il quasi ventennio di Berlusconi.
Un fatto è certo: Fini è sulla scena politica da protagonista, e chi si è dimesso non è il Presidente della Camera, ma il Cavaliere (anche se Fini aveva promesso che avrebbe lasciato la poltrona più alta di Montecitorio, una volta che il Berlusca avesse lasciato Palazzo Chigi…). La visione strategica di Fini è in pieno svolgimento, tra abilità e astuzia; mentre il nostro Silvio coltiva le sue ossessioni, lacerato da pentimenti.
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