Tasse su tasse. Aumento dei prezzi della benzina. Aumento dell’Iva al 23% (follia!), con conseguente innalzamento dei prezzi e abbassamento del potere d’ acquisto. Fisco ‘spione’, con l’Agenzia delle Entrate che riceverà in automatico tutti i movimenti del nostro conto corrente: grande fratello orwelliano. Pagamento con carte di credito o bancomat per importi superiori ai mille euro: stato di polizia tributaria. E poi ancora tassa sul lusso (che non serve a niente, anzi, potrebbe peggiorare la situazione, perchè quei pochi italiani che hanno barche di lusso se ne vanno altrove a spendere i propri soldi), blocco dell’indicizzazione Istat sulle pensioni (una misura talmente dura che ha fatto piangere il ministro Fornero davanti alle telecamere). Non vi basta ancora? E allora beccatevi pure il ritorno dell’Ici sulla prima casa, come mazzata finale. Contenti?
Ci stanno massacrando. Ci spremono come limoni. Dire che questa è una manovra "lacrime e sangue" non basta più, non rende davvero l’idea. Ciò che sta portando avanti il governo guidato da Mario Monti è una carneficina, una vera persecuzione dei soliti tartassati. Va bene, c’è la crisi ed è forte; e sì, d’accordo, a mali estremi estremi rimedi. Ma qui ci stanno togliendo non dico la voglia di vivere, ma quella di lavorare senz’altro. Sudare come cammelli per pagare uno Stato spendaccione e inefficiente, è giusto? No, non lo è. L’alternativa? Fallire come Stato, ci dicono. Lo stesso che ci diceva Silvio Berlusconi, ve lo ricordate? E con lui l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: "L’alternativa è finire come la Grecia". Solo che al Cavaliere non credeva nessuno.
Silvio era, è, odiato da molti. Non da tutti, però. C’è anche chi lo rimpiange; c’è anche chi si è sentito schifato dalle scene a cui abbiamo assistito quella notte davanti al Quirinale, quando l’ex premier è stato insultato, denigrato, quando in piazza gruppi di poveretti pieni di odio e di invidia sociale hanno festeggiato urlando, manco si fosse trattato di una vittoria ai mondiali di calcio. Ma molti ormai, anche se hanno preso le distanze dal Berlusconi privato, colgono a posteriori gli aspetti virtuosi della politica berlusconiana, che non ha potuto completare il programma di riforme perchè travolta dagli abbandoni e dai veti incrociati.
Resiste per fortuna il PdL, con Angelino Alfano alla guida del partito. Resistono i cittadini che non vogliono che l’Italia venga regalata alla sinistra. Resistono tutti quelli che credono che il governo Monti sia un governo abusivo, il governo di Giorgio Napolitano, veterocomunista imborghesito, troppo autarchico nelle ultime decisioni, imprevedibile fautore di un patto con le banche e i poteri forti.
Mario Monti si sente dio in terra, in questi giorni. Lo si intuisce anche dalle sue conferenze stampa: lunghe, lunghissime, digressive, intrammezzate da termini inglesi a far mostra di internazionalità, in cui a domande semplici seguono risposte che durano un’eternità. Logorroico, il professore bocconiano. Merkel e Sarkozy verranno a Roma per incontrarlo e dargli lustro? Una passeggiata, vacanze romane: a Parigi fa freddo, in Germania poi si gela. Monti da Obama? Non poteva non approfittare, il premier, per una foto ricordo con il presidente degli Stati Uniti.
Uno snob, il Professore. Tutt’altra cosa rispetto al Berlusca comunicatore instancabile dei tempi migliori.
"Monti? Lasciatelo lavorare", ha detto il Cav nei giorni scorsi. L’uomo di Arcore ne sa una più del diavolo, non ha concluso la frase come avrebbe voluto: "Lasciatelo lavorare,… e mi rimpiangerete".
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