Nel mio articolo della scorsa settimana, a proposito delle imminenti dimissioni di Berlusconi, avevo fatto una facile previsione: “Berlusconi saprà reagire da par suo con grinta e decisione da Statista del fare. Un leader rimane con la schiena dritta nelle vittorie e, soprattutto, nelle sconfitte”. Infatti, dopo le sue dimissioni, nel messaggio video agli italiani, ha dichiarato con forza che raddoppierà il suo impegno in Parlamento ed in politica per cambiare l’Italia. Altro che finito! Il bello sta per iniziare! E’ avvisata quella massa di gentaglia incivile piena d’odio gozzovigliante che ha festeggiato la caduta del tiranno.
E’ sempre stato rimproverato a Berlusconi di fare battutacce come quella che erano coglioni coloro che votavano centrosinistra. Alla luce di quanto sta accadendo può darsi che sia stata una battuta indovinata. Pur se non doveva, le dimissioni sono state un atto di generosità per il bene che ha sempre avuto per la sua Patria, l’ha fatto anche per far terminare il vergognoso linciaggio della sua persona che ha danneggiato, principalmente, il prestigio dell’Italia nel mondo intero e che durava da anni. Ora a salvare l’Italia e’ stato chiamato un certo Mario Monti. L’ho ascoltato su RaiNews24 e non mi e’ sembrato un’aquila ma, piuttosto, supponente e spocchioso come sono i bocconiani: teorici e poco pragmatici.
Monti non ha poteri straordinari come può avere un dittatore che fa e disfà senza che nessuno possa contrastarlo. Per governare ha bisogno che le sue proposte vengano votate dai parlamentari dei due rami del Parlamento. Al Senato il Pdl ha una maggioranza solidissima. Alla Camera, dove la maggioranza assoluta e’ di 316 voti, attualmente il Pdl ne dispone 308 che potrebbero ridursi a 300 con le ultime fughe. In conclusione: arriva Monti, ma Berlusconi non se ne e’ andato. Allora si può sapere cosa avevano da festeggiare gli antiberlusconiani?
Ecco perche’ ho ricordato che aveva ragione Berlusconi a definirli come aveva fatto tempo fa. A Berlusconi si possono rimproverare molte cose, ma di essere coglione no. Le dimissioni sono state come la classica fava per prendere non due, ma tre piccioni. Monti dovrà sempre fare i conti con il Pdl. Intanto per ora i mercati sembrano bocciarlo con lo spread in arrestabile ascesa. Ma non erano convinti che con le dimissioni di Berlusconi d’incanto tutto si sarebbe risolto? Il secondo piccione sono le forze politiche che erano all’opposizione e che si sono sempre rifiutate di votare i provvedimenti richiesti dalla Banca Centrale Europea soltanto perche’ erano presentati dal governo Berlusconi. Ora saranno costrette a votarle tutte, e molte di piu’, anche quelle che gli stanno sullo stomaco e per le quali si sono sempre ferocemente opposte. Infine Berlusconi avrà molto piu’ tempo per fare politica in Parlamento e per riorganizzare il partito coadiuvato da Angelino Alfano e dai suoi valenti collaboratori. Non c’e’ niente di piu’ vero del proverbio che “non tutti i mali vengono per nuocere”. Ah, se pero’ Berlusconi, invece di essere un bonaccione, avesse avuto un caratteraccio. Avrebbe detto a muso duro a quelli che volevano le sue dimissioni che: “Nessun governo è possibile senza il mio consenso. Dunque dovete sottostare alle mie condizioni. Voi dite che siete preoccupati per l’Italia? Dimostratelo votando le riforme che l’Italia attende da anni”. Ma e’ anche azzeccato il proverbio che “chi ha più sale condisce la minestra”, e cioè chi ha “più intelligenza e buon senso” a volte ha il dovere di “cedere” a chi ha “meno intelligenza e meno buon senso”. Ma questo e’ un modo di darla vinta a chi ha torto a spese di chi ha ragione.
Talvolta avere un “caratteraccio” e’ un vantaggio: quelli che si credono furbi e senza scrupoli sono avvertiti che avranno da fare con qualcuno che e’ più duro e spietato di loro. Tuttavia il caratteraccio non sarebbe bastato a Berlusconi, visto che alle sue spalle non aveva tutti uomini fedeli, ma anche una masnada di opportunisti e voltagabbana che, dopo essersi fatti eleggere con i voti a lui dati, si sono fatti comprare dall’opposizione con promesse varie. Purtroppo il problema e’ l’articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Dovrebbe essere abolito. Il parlamentare che non condivide piu’ la visione del partito che l’ha candidato, deve “dimettersi” per far subentrare il primo dei non eletti. Oggi la Costituzione non dice che per diventare parlamentare bisogna essere coerenti, fedeli, onesti e perfino "intelligenti". Ed e’ per questo che il destino dell’Italia e’ in mano ad omuncoli e “quaraquaquà.
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