Della giornata in cui l’Italia è stata liberata (parole di Bersani) ricorderò con mesta compassione un paio di fotogrammi. Il primo è quel volto tirato e avvilito dalla sconfitta di Silvio Berlusconi, un ricco signore di settantacinque anni, il quale aveva una potenza di fuoco mai vista prima e si è sparato nei piedi da solo. La seconda è la pietosa e triste scena del Bersani con le braccia al cielo in segno di giubilo in mezzo alla folla.
Bersani, in rappresentanza di un’opposizione ancor più fallimentare del governo, che si prende i meriti di un suicidio di massa. Mamma mia come siamo messi male! E’ come se di fronte al suicidio di un avversario, il rivale si prendesse i meriti di averlo fatto fuori. Surreale anche per un film tragicomico. Il quadro dell’Italietta è questo.
Frattanto iniziamo a rimettere l’ICI sulla prima casa; orrendo inizio ingiusto che colpisce tutti coloro che hanno compiuto enormi sacrifici per avere un tetto sopra la testa. Non dimentichiamo che i denari usati per comprarci la casa sono già stati tassati. Vedremo se tutti coloro che hanno brindato e canticchiato i loro stupidi ed inutili slogan saranno altrettanto gioiosi con la truppa di professori universitari nella sala di comando. Per ora ho notato che sono quasi tutti uomini (per via delle quote rosa…) e tutti statali; nessuno di loro ha avuto un dipendente e tutti hanno vissuto di teorie. La vita è, come la politica, fatta di realtà crude, di rapporti umani complessi, di decisionismo, non solo di lezioni scolastiche. Ma questo non vuol dire che tutto andrà a rotoli, lo spero vivamente, per le generazioni che verranno e per la mia pensione che probabilmente non mi consentirà che un tozzo di pane bagnato nel latte.
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