Certi rappresentanti politici della sinistra, valga il caso del supponente Colaninno Junior, per diritto divino abbonato ad apparire in tv, non perdono occasione per maramaldeggiare contro il passato governo, affermando che “eravamo sul bordo del precipizio”. Badate bene, non hanno dati precisi da presentare. Sostengono solo che, senza l’arrivo di Monti, l’Italia sarebbe allo sfascio. Eppure non sono in grado di indicarci in che cosa sia migliorata la situazione del nostro Paese, da quando Berlusconi ha lasciato palazzo Chigi.
Oggi lo spread è ai suoi massimi. Il debito pubblico è immutato. La disoccupazione è cresciuta. La riduzione della spesa pubblica è rimandata ad un incerto futuro. Di riforme essenziali, come quella della giustizia, il federalismo fiscale (il fatto che lo volesse la Lega non è motivo per credere che fosse sbagliato), l’eliminazione delle province, lo snellimento della burocrazia, nessuno si occupa più. E’ facile dire che neppure il governo precedente le aveva realizzate. Berlusconi e il suo governo hanno certamente le proprie gravi responsabilità, come le hanno tutti i governi succedutisi negli ultimi trent’anni. Per restare agli anni recenti, hanno serie responsabilità anche tutti coloro, inaffidabili sostenitori, falsi alleati, e oppositori dichiarati, che in Parlamento, nei media, nei tribunali, hanno messo con ogni mezzo i bastoni tra le ruote. E quando interessi internazionali si sono aggiunti a pesare contro l’Italia, costoro non hanno sentito la responsabilità di schierarsi in difesa del proprio Paese e del governo.
Quanto al Colaninno, c’è un episodio che desidero commentare. In una recente trasmissione televisiva, ad un ospite che aveva dato del delinquente a Monti, l’industrialotto ha risposto gridando che lui era un parlamentare italiano e non gli permetteva di insultare il “suo” presidente del Consiglio. Desidererei domandare al Colaninno Junior dove cavolo fosse lui, o se abbia mai reagito, quando per anni il suo presidente del Consiglio Berlusconi è stato vituperato impunemente e in tutti i modi, fino ad essere effigiato, oggi, in una bara di vetro con il titolo “il sogno degli italiani”. Quello è certamente il desiderio degli sciagurati autori della macabra messa in scena, che trovano redditizio farsi pubblicità in un modo che ritengo esecrabile. Può darsi che io sia più realista del re, se anche dalle pagine del Giornale l’opera “d’arte” è stata giudicata con molta indulgenza (e non sono d’accordo, stimato Veneziani). Comunque, dati i tempi, che almeno ci vengano risparmiati i siparietti e le poco credibili suscettibilità del Colaninno. Ma lasciamo queste miserie e torniamo all’attualità politica.
Per far fronte a qualunque problema e ad ogni emergenza, la ricetta del governo Monti è sempre la stessa: si aumenta la pressione fiscale. C’e’ il terremoto? Immediatamente si aumentano le accise sulla benzina, che vanno ad aggiungersi a quelle stabilite a suo tempo per la guerra di Abissinia o l’alluvione del Polesine. Evidentemente i grandi tecnici, a cui Napolitano ha affidato la nostra salvezza, non si rendono conto che ad ogni aumento di tasse o imposte, si chiamino IVA, IMU o accise sui carburanti, il risultato è quello di far diminuire i soldi in tasca alla gente, quindi i consumi, quindi i fatturati delle aziende, quindi le entrate dello Stato. Ci stiamo avvitando in un vizioso circolo economico recessivo, da cui è assolutamente necessario uscire al più presto.
La proposta di Berlusconi di stampare euro, o in alternativa di tornare alla lira, non è una boutade. Stampare moneta è quello che ha fatto il governo americano, tramite la Fed, che, per far fronte alla tremenda crisi immobiliaria e bancaria negli anni scorsi, ha stampato e immesso nel mercato molte centinaia di miliardi di dollari. Certo, il rischio era (ed è) quello di provocare una fortissima inflazione, ma primum vivere, e comunque in questo modo sono riusciti a fermare una crisi che minacciava di portare l’economia americana al collasso. Si aggiunga che negli Usa gli aiuti dati alle banche, contrariamente a quel che accade da noi, vengono poi trasferiti al mercato e alle aziende. E proprio di liquidità, tra tante altre cose, hanno impellente bisogno le nostre piccole e medie imprese.
Sappiamo che in Europa, in mancanza di un governo centrale, gli interventi devono essere concordati con la Germania, membro più forte dell’Unione, che si rifiuta di stampare euro e di farsi carico di una parte più consistente dei problemi che assillano le economie del gruppo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia (che ci si chiami GIPSI, perchè dissennati e cicale sí, ma porci non siamo). Comunque sia, o si riuscirà a convincere la Germania a modificare la sua posizione, o si darà inizio alla dissoluzione dell’unione monetaria, ed ognuno andrà per la sua cattiva strada. Chi scrive ritiene che questa sarebbe una iattura, forse positiva nel breve periodo per l’Italia, ma che finirebbe per accelerare la caduta del peso economico e politico dell’Italia e dell’Europa nel mondo. Se questo dovesse aggiungersi alle nubi burrascose che si assommano all’orizzonte, a causa della questione demografica e dell’immigrazione (con buona pace degli ingenui buonisti), allora mantenere un minimo di fiducia e di ottimismo ci riesce difficile, come credere che Monti continuando così possa portarci fuori dai guai.
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