Lontano dalle beghe della Capitale e dalle tensioni nella maggioranza su riforme e legge elettorale, Silvio Berlusconi continua a tenere i toni bassi ed invita il suo partito a mantenere la calma: il governo non e’ in discussione, in questo momento e’ il male minore. Certo, ai fedelissimi che nel corso della giornata lo hanno sentito per tenerlo informato dell’evoluzione del dibattito sulle riforme il Cavaliere e’ stato netto: fanno parte del programma di governo, ma non sono certo la priorita’. Sosteniamo Letta perche’ metta in cantiere provvedimenti economici ed e’ su quello che attendo delle risposte.
Che la situazione sia di calma solo apparente, lo testimonia in mattinata il caos scoppiato per la presentazione del ddl da parte del presidente della commissione Giustizia Nitto Palma che prevede il ‘blocco dei processi in caso di pm politicizzato’. Un provvedimento subito ribattezzato ‘salva Berlusconi’ immediatamente preso di mira dal resto delle forze politiche. Il testo presentato dall’ex Guardasigilli ha l’obiettivo, spiegano in diversi nel Pdl, di ricordare come il tema della giustizia sia uno dei paletti dell’ex presidente del Consiglio.
Berlusconi, salvo ripensamenti, si terra’ lontano da Roma per tutta la settimana anche per concentrarsi su vicende personali come i processi che lo riguardano. Sempre con il calendario alla mano, raccontano infatti che il Cavaliere abbia in testa solo le prossime scadenze processuali che lo rendono di umore pessimo oltre che convinto di essere vittima di un vero e proprio ‘accerchiamento giudiziario’: a fine giugno il tribunale di Milano emettera’ la sentenza di primo grado sul processo Ruby, mentre i primi giorni di luglio e’ atteso il pronunciamento della Consulta sul legittimo impedimento per il processo Mediaset.
In pochi sono pronti a scommettere che in caso di condanna per il Cavaliere, il governo non subira’ scossoni. Quello che e’ evidente pero’ sin da ora e’ l’insofferenza di una parte sempre piu’ consistente del partito rispetto nei confronti dell’esecutivo. E la dimostrazione si e’ avuta nella riunione dei gruppi del partito dove in maniera nitida, e non senza polemiche, sono emerse due linee: una che vuole che il governo duri cinque anni per fare le riforme e una – che conta una parte consistente di big di via dell’Umilta’ – che invece chiede un atteggiamento piu’ critico nei riguardi dell’esecutivo. Si tratta di una spaccatura che in realta’ nasconde insofferenze sempre piu’ evidenti verso la segreteria stessa del Pdl. La scintilla che ha fatto scoppiare la polemica riguarda la modifica della legge elettorale e piu’ in generale le riforme.
Se da un lato Gaetano Quagliariello sottolinea la necessita’ di modificare il Porcellum, dall’altro c’e’ chi come Denis Verdini, braccio destro del Cavaliere, invita all’attenzione e avverte del rischio di cadere in una ‘trappola’. Il coordinatore pidiellino avrebbe anche detto di essere contrario a modificare l’attuale sistema di voto. Sempre Verdini avrebbe richiamato l’attenzione sui problemi piu’ concreti: Alla gente non interessano le riforme – sarebbe stato il succo del ragionamento – ma come arrivare alla fine del mese. Ecco perche’ il rilancio dell’economia deve essere la priorita’. Concetto ribadito da diversi esponenti di primo piano del partito come Daniela Santanche’, Raffaele Fitto, Paolo Romani, Saverio Romani e Daniele Capezzone. Un malumore sempre piu’ evidente quello all’interno del partito che riemerge anche nel tardo pomeriggio quando Renato Brunetta e’ costretto a convocare una nuova riunione del gruppo per illustrare nel dettaglio la mozione sulle riforme ed evitare cosi’ defezioni al momento del voto in Aula.
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