Comunque la si pensi e comunque andrà oggi in occasione della votazione per il nuovo vertice di Palazzo Madama, nulla nel centrodestra sarà più come prima. L’atteggiamento posto dal leader della Lega in occasione del secondo scrutinio al Senato per l’elezione del presidente, con il pronunciamento dei parlamentari leghisti sul nome della senatrice forzista Anna Maria Bernini anziché quello di Paolo Romani – come sancito in un preliminare vertice a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Meloni e lo stesso Salvini – non ha fatto altro che dare ragione a quanti nei giorni scorsi si erano lasciati andare a ricostruzioni da molti ritenute fantasiose.
In realtà Matteo Salvini avrebbe un accordo con Luigi Di Maio dei Cinquestelle non solo sui vertici parlamentari, ma anche su un possibile Esecutivo a guida Lega-M5S, contrariamente a quanto affermato in occasione del summit di centrodestra davanti a tutti gli alleati.
Forti e di totale rottura sono state le parole di Silvio Berlusconi dopo l’affronto in Parlamento: “E’ stato smascherato l’accordo di Salvini e Di Maio. Il nome di Bernini è stato strumentalizzato di proposito. L’unità del Centrodestra è stata minata”. In soldoni: Salvini, secondo il Cavaliere, ha tradito.
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Il patto, infatti, sanciva un accordo di coalizione sul nome forzista di Paolo Romani alla Presidenza del Senato in nome di tutto il centrodestra, che a Palazzo Madama è autosufficiente secondo il metodo di votazione a partire dal quarto scrutinio: anziché la maggioranza assoluta dei componenti e dei presenti (prime due e terza chiama), alla quarta votazione il presidente è votato a maggioranza relativa attraverso un eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati.
In quell’occasione (registrata fino a giovedì l’indisponibilità del Pd a ragionare sia con i Cinquestelle che con il centrodestra “perchè abbiamo perso le elezioni e tocca a loro dare le carte”), fu stabilito che il candidato sarebbe stato Romani in un primo momento alla presenza di Salvini, poi anche dei capigruppo leghisti di Camera e Senato in conferenza dei Capigruppo.
E si arriva a Palazzo Madama, dove già al secondo scrutinio Salvini ordina ai suoi di votare per la senatrice forzista Anna Maria Bernini all’insaputa di Berlusconi, avvisato mentre gli ultimi senatori della Lega esprimevano nel segreto la loro preferenza. Da lì il tracollo drammatico fino al vertice notturno a Palazzo Grazioli.
La risposta alla provocazione non si è fatta attendere, con Di Maio che replica: “Disponibili a votare Bernini”. Il che alle orecchie di Berlusconi equivale ad un messaggio chiaro a Salvini: va bene la tua strategia di ridimensionamento del leader di Forza Italia, continua. Ed in più un chiaro abboccamento sul Governo, tattica in realtà che sarebbe venuta allo scoperto già ieri sera con la mossa a sorpresa di Salvini, che ha votato un nome diverso da quello stabilito al vertice del centrodestra.
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A questo punto non resta che attendere un ridimensionamento della crisi ormai consumata nelle ore che anticipano la terza votazione e poi la quarta e decisiva votazione del presidente del Senato, dove si gioca la partita più importante. Berlusconi tiene la barra dritta su Romani, Salvini smentisce di avere stretto un accordo con i Cinquestelle, Bernini si dichiara “indisponibile” ad essere candidata da altri se non che dal suo partito e dal suo leader, vale a dire lo stesso Berlusconi.
Nel frattempo alla Camera è stato ufficializzato il nome del candidato Cinquestelle, vale a dire il nome che secondo Matteo Salvini dovrebbe essere votato anche dal Centrodestra: è Riccardo Fraccaro, fedelissimo del leader grillino Luigi Di Maio.
*direttore di Freedom24