Gianfranco Fini protagonista assoluto a "Otto e mezzo" su La7. Durante la trasmissione di approfondimento politico condotta da Lilli Gruber, il presidente della Camera ha affrontato diversi temi: manovra, crisi, passato presente e futuro del Fli, intercettazioni, politica estera, il caso Tarantini con Berlusconi e Lavitola e tanto altro.
Proprio sul rapporto fra Berlusconi e Lavitola, il leader di Futuro e Libertà dice: "Credo che l’Italia meriti qualcosa di meglio e di piu’ dignitoso di quella corte dei miracoli che tante volte e’ sulle prima pagine dei giornali e che e’ collegata al presidente del Consiglio. Lavitola e’ un personaggio che si dedica a fare bassi servizi, questo mi sembra chiaro. Berlusconi e Lavitola si telefonavano molto spesso, c’era un’assidua frequentazione e non credo che il contributo di Lavitola all’attivita’ del governo fosse determinante per il premier. Evidentemente Berlusconi e Lavitola parlavano d’altro". Il ruolo di Valter Lavitola nell’inchiesta di Bari sull’attivita’ di Gianpaolo Tarantini "è la conferma di alcuni sospetti, che sono solo sospetti. Dimostra che il tempo e’ galantuomo e che se non hai fatto nulla, non c’e’ nulla da temere", ha aggiunto Fini, rispondendo a una domanda di Lilli Gruber sull’ex casa di An a Montecarlo e al comportamento che Lavitola tenne in quella circostanza (fu il giornale di Lavitola, ‘L’Avanti’, a pubblicare la email che provava che la casa ex An fosse di proprietà di Giancarlo Tulliani, cognato di Fini).
Passando alla politica vera e propria, Fini spiega: in tanti, nel PdL, in privato mi dicono che ho ragione e che non ne possono più di certe cose, ma in pubblico si tengono lontano da me perchè temono che il loro presidente lo venga a sapere. "Nel Pdl ci sono personalità che esprimono le loro opinioni pubblicamente, come Pisanu, e altri che in privato dicono certe cose ma poi in pubblico evitano di salutarmi se hanno il solo sospetto che Berlusconi possa venire a saperlo".
Dopo aver ricordato di essere "stato cacciato" dal PdL, e di non aver lasciato il partito, Fini spiega: "Un anno fa dicevo: attenzione la situazione economica e’ molto piu’ grave di quello che si vuole far credere. Si presentava un paesaggio da ‘Mulino bianco’ e invece la situazione era gia’ gravissima. Dicevo che compiacendo troppo la Lega si indeboliva la coesione nazionale. Le cose che dissi allora si sono drammaticamente rivelate esatte". "In questo anno la ‘lunga traversata’ di Futuro e liberta’, come l’ho definita, ha fatto segnare anche dei momenti di difficolta’. Ma io non sono deluso, anzi sono piu’ motivato di prima", afferma il presidente della Camera, commentando il risultato degli ultimi sondaggi che danno Fli fra il 2 e il 3%.
Lilli Gruber gli chiede se ha intenzione o meno di lasciare lo scranno più alto di Montecitorio, come gli chiedono alcuni dei suoi: "Sono i piu’ giovani a chiederlo. Li ringrazio perche’ il loro e’ un atto d’amore. Ma io non credo che per un leader politico fare il presidente della Camera rappresenti un’anomalia o un impedimento, naturalmente rispettando il regolamento parlamentare". "Ho 4 vicepresidenti, Bindi, Leone, Lupi e Buttiglione, che presiedono in modo ineccepibile la Camera, e svolgono un ruolo politico di primissimo piano. E loro non sono mai stati contestati".
Preoccupato per il "protagonismo" di Casini? No, Fini non si sente messo in ombra, nell’area del Terzo polo, dal leader dell’Udc: "Casini è un ottimo leader politico, non c’è un protagonismo di Casini". E comunque "il progetto di Futuro e Libertà è nell’ambito del cosiddetto Terzo polo, noi siamo convinti che questo bipolarismo stia portando l’Italia in una situazione negativa, allora noi dobbiamo essere capaci di fare altre proposte. Vogliamo presentare agli elettori un altro tipo di Italia".
Una exit strategy per Silvio Berlusconi? "Non siamo al mercato. E poi parlare di exit strategy o di salvacondotto sarebbe la controprova dell’esistenza di un legame tra politica e alcuni settori della magistratura". "Temo per l’Italia che il presidente del Consiglio rimanga non tanto a governare, ma a ‘resistere, resistere, resistere’ fin quando non si esprimeranno gli elettori".
Parlando di politica estera e guardando soprattutto alla Libia, Gianfranco Fini sottolinea: "Oggi a Tripoli e Bengasi c’erano Cameron e Sarkozy per parlare ai vertici libici, menre Berlusconi era chiuso a palazzo Grazioli per parlare con i suoi avvocati". Quello attuale è un governo "ostaggio della Lega" e impegnato solo su temi che riguardano il premier. "Il nostro e’ un paese che ha perso ogni tipo di credibilita’. Il governo sembra piu’ attento ai mille guai del presidente del Consiglio piuttosto che ai problemi dell’Italia".
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