Anche il piu’ accanito antiberlusconiano ha capito che c’e’ qualcosa che puzza, se i giornali ossessivamente e in maniera quotidiana continuano a riempire pagine e pagine delle vicende amorose di Silvio Berlusconi. Palesemente l’argomento e’ ghiotto e permette di vendere molte piu’ copie, fregandosene altamente dello sputtanamento che subisce l’Italia in tutto il mondo. Se non si parla di escort, si sostiene che non regna la concordia tra i ministri e che il governo ha le ore contate; ed invece l’ultima fiducia, la cinquantaduesima, l’ha ottenuta mercoledì 28 settembre.
Perche’ avviene tutto questo? Pochi sanno che, dalla metà degli anni ’70, la vita politica italiana non è stata diretta dai partiti e dai leader, ma da tre giornali consociati: il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa. Tre giornali legati insieme da un enorme conflitto di interesse che nessuno ha avuto mai il coraggio di rivelare. La famiglia Agnelli, proprietaria de “La Stampa”, a metà anni ’70 divenne anche azionista di maggioranza di Rcs (Corriere della Sera & Espresso), e Antonio Caracciolo, azionista di maggioranza del gruppo “Espresso”, da cui nacque nel 1976 “La Repubblica”, diretta da Eugenio Scalfari, era il fratello maggiore di Marella Caracciolo, la moglie di Gianni Agnelli. Tutto in famiglia, contro ogni etica morale e dell’indipendenza dell’informazione. I tre giornali consociati fecero dimettere il governo Craxi rappresentando Bettino come Mussolini. Questi giornali sono stati i maggiori responsabili dell’affossamento della prima Repubblica, e tutti i loro più "inflessibili" giornalisti ne sono responsabili.
Fu poi Sergio Romano a lanciare la campagna sul conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi. Romano scrisse una serie di articoli indignati contro Berlusconi che voleva diventare premier, ma non ha mai scritto un rigo sul “conflitto” Agnelli/Caracciolo, al cui confronto quello di Berlusconi era insignificante. Un conflitto che non era solo politico, ma economico e finanziario, per i rapporti del gruppo Fiat con la finanza internazionale. Questo conflitto rappresenta una potente lobby economica/finanziaria e politico/culturale, i cui interessi hanno poco a che fare col bene dell’Italia. E’ una lobby senza preferenze politiche e ideologiche: usa indifferentemente come “camerieri” e “maggiordomi” partiti e politici per i propri interessi.
Agnelli ha avuto un ottimo rapporto col Pci, perché era nell’interesse della Fiat ottenere finanziamenti pubblici dallo Stato italiano. Il Pci non si è neppure accorto di essere stato ”politicamente” espropriato da “La Repubblica”, un vero e proprio partito, che ha sostituito “L’Unità” tra i militanti della sinistra come “L’Espresso” ha sostituto “Rinascita”.
Dopo il 1992/93 la linea all’ex Pci la dettano “La Repubblica” e il “Corriere della Sera”. Nessun partito socialista europeo è stato condizionato come la sinistra italiana da una lobby estranea al partito. I più forti paesi europei hanno democrazie solide, dove i governi durano cinque anni e dove a nessun giornale verrebbe in mente di far dimettere un premier o un cancelliere con una campagna giornalistica: non sarebbe possibile. E’ tutta qui l’anomalia italiana. Berlusconi e’ stato visto dalla lobby, che decideva i destini dell’Italia, come un “contropotere” ed e’ stato combattuto fin dall’inizio, incastrandolo col famoso avviso di garanzia pubblicato da Mieli sul “Corriere”, mentre Berlusconi presiedeva il G8 a Napoli nel novembre 1994. Berlusconi tornò al governo nel 2001, perse nel 2006, rivinse le elezioni nel 2008, ma la lobby di “Repubblica”, il “Corriere” e la “Stampa” si ostina a parlare di “ventennio berlusconiano”. È dal 1994 che stanno tentando di farlo fuori perche’ Berlusconi aveva deciso di fare funzionare la “democrazia rappresentativa” e di governare cinque anni, come in tutte le democrazie occidentali. Per eliminare Berlusconi “Repubblica”, il “Corriere” e la “Stampa” si allearono con i magistrati che erano serviti per fare fuori i partiti della prima Repubblica. I magistrati sono rimasti i piu’ fedeli della lobby, che mai e’ stata posta sotto indagine, alla quale hanno sempre servito su un “vassoio di argento” avvisi di garanzia e intercettazioni contro destra e sinistra, secondo come faceva comodo agli interessi della lobby.
La “Repubblica”, il “Corriere” e la “Stampa” additano l’Inghilterra come modello, ma Murdoch è stato travolto dalle intercettazioni dei suoi tabloid e la polizia inglese adesso vuole anche sapere come il “Guardian” è entrato in possesso delle intercettazioni di “News of the World”.
I giornali italiani danno quotidianamente all’estero una pessima immagine dell’Italia. E’ questa la vera anomalia italiana, e’ questa lobby che impedisce alla politica italiana di comportarsi come quella inglese, francese, tedesca e spagnola, che ultimamente ha riscritto la Costituzione insieme, destra e sinistra. La lobby ha perfino voluto dare “lezioni di patriottismo” nell’anniversario dei 150 anni d’unità nazionale, come? Diffondendo giornalmente all’estero che gli italiani sono cialtroni, mafiosi, ladri e puttanieri, a cominciare da Berlusconi che e’ “troppo italiano”. Per questo, non solo Berlusconi, ma anche il centrodestra va abbattuto, alla sinistra basta un tozzetto di pane per tenerla a bada. Ed e’ cosi’ che, grazie a questa lobby – uno Stato nello Stato, un governo ombra con i suoi ministeri e ministri, i suoi ambasciatori, le sue spie -, l’Italia e’ diventata il “fanalino di coda” dell’Occidente.
Chissà se la politica italiana riuscirà mai ad alzare la testa e a prendere in mano il destino del Paese? Berlusconi ci sta tentando sin dal 1994 ed e’ sotto gli occhi di tutti cosa gli sta capitando.
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