Roma – "Basta divisioni". O meglio, basta con le contestazioni al leader, altrimenti si rischia di uscire dal partito. E’ un Berlusconi che non ammette repliche quello che è emerso dall’ormai nota riunione di San Lorenzo in Lucina, durante la quale il presidente di Forza Italia ha addirittura minacciato un ricorso ai probiviri per i dissidenti, strumento che non veniva invocato dai tempi dello strappo con Fini. Motivo del contendere, ancora una volta, il patto del Nazareno, al quale si aggiunge l’atteggiamento del leader FI che è arrivato a suggerire al senatore Vincenzo D’Anna, reo di aver espresso un’opinione contraria, di unirsi ad Alfano.
Il partito, intanto, si divide tra chi non ritiene significativo questo episodio e chi, come l’ex responsabile estero di Forza Italia Dario Rivolta, vede in Berlusconi un leader troppo attaccato al suo ruolo. "Credo che Berlusconi segua una sua logica nel sostenere di dover rispettare il patto – spiega Rivolta -. Se consideriamo la vicenda solamente dal punto di vista della tattica politica, il presidente fa bene a volere tenere fede a un patto che gli conviene sia per motivi personali, che consistono nel dimostrare al suo elettorato che sa mantenere gli impegni presi, sia per motivi politici, poiché è preferibile per lui mantenere una sponda nell’unica persona di sinistra che non gli ha mai dato contro in maniera aprioristica".
"C’e’ una precisa logica nelle azioni di Berlusconi, le posizioni come quelle di Brunetta sono concordate, mentre Fitto rappresenta tutto un altro genere. Fitto è uno che non obbedisce ciecamente, potrebbe prendere il posto del leader e Berlusconi lo sa bene, per questo Fitto lo spaventa, perché ha dimostrato di avere un seguito elettorale e sa porsi con gli elettori. Berlusconi non vuole che cresca perché sa che lo oscurerebbe. E’ delle persone come Fitto che Berlusconi ha paura, certo non di quelli come il senatore D’Anna di turno".
"Penso sia più opportuno chiudere il Senato, piuttosto che trasformarlo in quella cosa ridicola che stanno facendo ora – aggiunge Rivolta -. Il problema non è l’eleggibilità dei senatori, ciò che trovo inopportuno è la questione dell’attribuzione delle competenze tra Camera e Senato. Sono d’accordo con Chiti quando dice che, se a un Senato di dubbia rappresentatività aggiungiamo una legge alla Camera che pone il limite dell’8 per cento e il presidenzialismo, allora viene meno la democrazia italiana. E’ ridicolo, inoltre, parlare di riduzione dei costi perché la struttura sarà mantenuta, eliminare solamente il compenso di 315 senatori comporterà un risparmio minimo sul bilancio dello stato e, inoltre, i consiglieri che viaggeranno avranno delle spese da sostenere".
Di opposta opinione il deputato Fi Giuseppe Galati. "Bisogna distinguere tra autoritarismo e leadership. Berlusconi, come leader, ha di fronte a sè una scelta convinta e la propone con forza, non siamo nel campo dell’imposizione autoritaria. Si tratta di una rivendicazione e non di un’imposizione. Tra l’altro, mi sembra che anche da parte di Renzi, oltre che di Berlusconi, ci sia la volontà di mantenere fede a questo patto".
Sulla stessa linea anche il senatore Lucio Malan. "Mi sembra che la parola autoritarismo nei confronti di Berlusconi sia veramente fuori misura, chiunque lo abbia conosciuto in questi anni sa benissimo che, qualche volta, gli abbiamo addirittura rimproverato di essere troppo docile con chi non lo era con lui".
"Non vedo alcuna questione Fitto – ribadisce Malan -, lui stesso riconosce che il leader è Berlusconi, quindi mi sembra evidente che non esista alcuna questione sulla leadership, tanti hanno avuto spazio in questi anni e alcuni non ne hanno fatto buon uso. Bisogna offrire la possibilità ai più capaci di emergere, certo, ma chi emerge deve anche lavorare con il resto del gruppo. Non si può imputare Berlusconi di ogni questione interna al partito, compresa la crescita personale dei suoi esponenti".
"Se si tratta di decidere per le candidature, se ci sono nomi immediatamente condivisi, può essere una strada – prosegue Malan, a proposito delle primarie -, non sono la panacea né la perfezione, devono essere sentite dalla gente e devono partecipare in tanti. Il tema delle primarie non è certo un tabù".
"In questi giorni stiamo lavorando all’accordo con il Nazareno e a questo punto occorre portare a termine le decisioni prese, più che preoccuparci del dialogo con il Pd. Certo, non possiamo essere solo noi a portare avanti la questione, vedremo dove andrà a finire questo dialogo inedito con il Movimento5stelle. Gli esponenti di M5s fanno bene a chiedere ciò che ritengono opportuno, è chi ha siglato un patto che deve mantenerlo. Sta al Pd mantenere fede alla parola data e certo non è una giustificazione dire ‘me l’ha chiesto il Movimento5stelle".
"Non sono stato testimone oculare di quegli eventi – spiega Guglielmo Picchi, deputato FI eletto nella circoscrizione estero – se effettivamente è stato detto quanto riportato dai giornali, mi sembra doveroso un richiamo al mantenimento di toni civili. In linea generale, però, non vedo particolari problemi interni al partito, immagino che a San Lorenzo in Lucina si siano innescate reazioni infastidite verso chi si è rivolto alla questione in maniera non costruttiva".
"Berlusconi ha sempre rappresentato la sintesi della posizione politica del partito ed è sempre riuscito a farlo mettendo insieme tutte le anime e le diverse posizioni. Questa volta c’erano più divergenze del solito e, probabilmente, la situazione è degenerata".
"Uno che ha raccolto così tanto consenso nella propria regione e che ha dimostrato di saper raccogliere così tanti voti deve essere rispettato – aggiunge Picchi a proposito di Fitto -, dobbiamo aprirci e tornare a parlare con le persone. L’ipotesi delle primarie mi trova d’accordo, non so se Fitto sarà l’erede Berlusconi, ma lui ha proposto per primo le primarie e, quindi, merita di giocare un ruolo di primo piano. Sarebbe utile replicare il suo modello, che i voti hanno dimostrato essere vincente, nelle altre regioni".
"Ritengo che parlare di autoritarismo sia una forzatura – dichiara Vittorio Pessina, nuovo responsabile di FI nel mondo -. Le polemiche di questi giorni derivano probabilmente dal fatto che, di solito, Berlusconi non è mai stato così tranchant nei confronti dei suoi collaboratori, si tratta di un elemento nuovo e inaspettato. Berlusconi ha esposto delle considerazioni giuste, ma il modo con cui l’ha fatto ha spiazzato tutti”.
"In realtà l’atteggiamento del presidente è dovuto al fatto che ritiene molto importante mantenere l’accordo del Nazareno. E’ ovvio che non tutti i pareri possono essere concordi, alcuni lo trovano un passaggio pericoloso e altri una giusta soluzione per realizzare quei programmi che noi stessi abbiamo perseguito in tutti questi anni. Io stesso, nella legislatura 2001-2006, ho visto sfumare in un solo giorno il lavoro di cinque anni, durante i quali avevamo tentato di ammodernare la Costituzione. Per quanto riguarda Fitto – conclude Pessina – ritengo che non siano ancora maturi i tempi per pensare a un cambio della guardia".
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