L’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby si è abbattuta sul "teatrino italico" come uno tsumani. Nel giro di poche ore tutto è cambiato, gli strenui difensori della magistratura e del rispetto assoluto delle sentenze sono passati dall’altra parte del fossato incuranti di lasciare nell’acqua maleodorante quella superiorità morale, culturale e democratica che bavosamente mettevano in mostra appena se ne presentava l’occasione ed hanno cominciato a mettere in dubbio l’operato della Corte d’Appello, fatto inusitato fino a tale giorno.
Grillo, che dopo essere stato messo alla porta da Renzi, con la testa sparsa di cenere si stava genuflettendo al nuovo zar, ha fatto nuovamente un passo indietro, in quanto si è subito sentito scalzato da Berlusconi, ma il m5s non avendo alcuna idea sensata, deve cercare ogni possibile scusa per trattare, anche perché l’opinione pubblica comincia a stancarsi dei continui e ridicoli tira e molla.
Alfano, incallito collezionista di becere figure e temendo il benservito da parte di Renzi, ha cercato di acquisire un "quiddino" con la prospettiva di uno sgabello telefonando subito a Berlusconi, ma al telefono non gli ha risposto nemmeno il portinaio. Penoso, comunque, è tutto l’atteggiamento di coloro che come topi hanno abbandonato la nave di FI che, secondo loro e in base a chissà quale superiorità, stava affondando e si sono affacciati, con il cappello in mano, sul portone del Pd ad elemosinare un po’ di spazio.
Ora, dopo il fatidico venerdì sono stralunati e non sanno cosa fare e con il dito bagnato di saliva cercano di capire da che parte tira il vento. Chi ha tenuto duro, dopo un iniziale tentennamento è stata l’Annunziata che, dopo aver ingoiato e digerito il rospo, ha sbroccato di brutto mettendo in risalto dotte cognizioni di diritto penale. Teniamo presente che erano giorni nei quali la colonnina del mercurio non scherzava.
La maggior parte dei giustizialisti e colpevolisti a prescindere, però, dopo aver sostenuto a prescindere le tesi dell’accusa, ora fanno finta di niente e mi ricordano i versi della poesia Davanti San Guido: "ma un asin bigio, rosicchiando un cardo rosso e turchino non si scomodò: tutto quel chiasso ei non degnò d’un sguardo e a brucar serio e lento seguitò".
Ma a dare a costoro un aiuto ci ha pensato subito la procura di Milano che, non rassegnandosi alla fresca batosta, ha chiesto la proroga delle indagini a carico di Berlusconi. Sarebbe una gran bella cosa e segno intangibile sia di civiltà che di democrazia, che a questi signori magistrati, che alla fine sono solo dei dipendenti statali, iniziassero a rifondere allo stato i circa 70 mila euro che sono stati spesi per i loro teoremi dimostratisi completamente fasulli e che hanno causato un danno enorme all’immagine dell’Italia nel mondo, nel quale hanno sghignazzato a tutto andare.
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