Traffico intasato da grande folla, come da tradizione, nei primi giorni di novembre, in quella che è la prova generale per la strada dei pastori. Una meta diventata nel tempo ineludibile per decine di migliaia di napoletani e di turisti italiani e stranieri. A San Gregorio Armeno, nel ventre di Napoli, più o meno a ridosso di Spaccanapoli, la stradina in salita è un’infinita vetrina. Presepi e pastori, roba fine e roba popolare, invenzioni di artisti in costante collegamento con la grande antica storia del presepe napoletano raccontata da scrittori e antropologi. Il Borrelli è il massimo, un punto di riferimento. Pastori e presepi rappresentano un’irrinunciabile curiosità e sicuro piacere, in questi giorni di novembre fino a metà dicembre. L’arte presepiale è qui, nei laboratori sulla strada o all’interno di palazzi antichi: il maestro Ferrigno, il suo quasi omologo Genny Di Virgilio, e di quanti altri hanno raccolto l’insegnamento e l’eredità dei padri.
San Gregorio Armeno, la strada perpendicolare con via Tribunali, è teatro di un boom. I personaggi del momento, della politica e dello spettacolo, come pure dello sport e della cultura, vengono riprodotti con deliziosa arte in formato pastore. Quello di Silvio Berlusconi è acquistabile stavolta a prezzo scontato. Sì, a metà prezzo, nella doppia versione con il cartello “Non mi ricandido per il bene del Paese” e l’altra con il cartello “Ritornerò”. I maestri sono andati letteralmente ai matti, per stare dietro agli sbalzi d’umore del cavaliere e alle sue contraddizioni. Hanno lavorato giorno e notte. “Le giravolte di Silvio ci hanno mandato al manicomio”.
San Gregorio Armeno conferma: il tempo di Berlusconi è scaduto. Il pastore che lo riproduce è a prezzo di saldo. Le luci sulle bancarelle e nei negozi saranno accese a giorni. Salerno e il suo sindaco, Vincenzo de Luca, hanno garantito le “luci d’artista”. Un protocollo è stato sottoscritto con l’associazione Corpo di Napoli. Le “luci d’artista” in cambio della mostra presepiale che i maestri napoletani allestiranno nel Tempio di Pomona. Il Comune di Salerno si è presentato; ancora nessun segnale di vita da parte del Comune di Napoli.
Berlusconi svalutato, a metà prezzo, e poi? Beppe Grillo, Bersani, Celentano, Santoro, Vespa, tanti altri, quasi tutti sul presepe i personaggi italiani, mentre è esplosa la moda del pastore personalizzato. Il nuovo business. Un pastore arriverà presto sulla scrivania del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon. Il maestro Di Virgilio lo sta ultimando, su ordinazione diretta dello staff del segretario generale. Ban ki-Moon in terracotta, vestito blu e cravatta azzurra. “Siamo subissati di richieste, bisogna prenotarsi”, informa il maestro Ferrigno, autore dei pastori che hanno riprodotto nel tempo Napolitano, Bossi, Maradona, Ferlaino, Cavani, Ottavio Bianchi, Bassolino, De Laurentiis, De Magistriis, e tanti altri. Una storia ormai centenaria.
Giovanni Rana, industriale dei tortellini e dei ravioli, ha chiesto di essere raffigurato come un fornaio del Settecento. Richiesta analoga di personalizzazione ha inviato il proprietario di una famosa griffe di borse. Ha prenotato quindici pezzi. Foto e dischetti con le immagini dei familiari, appunto quindici in tutto. Saranno presto pastori, dal nonno a una bambina di tre anni. Pastori alti trenta centimetri, di meno non si può: se sono più piccoli, i dettagli non rendono. L’arte su commissione. Il prezzo di ogni esemplare? Tra i 250 e i 300 euro. Occorrono almeno sette giorni per la realizzazione a regola d’arte di un pastore.
I maestri di San Gregorio Armeno si sono attrezzati per onorare gli ordini rapidamente. La produzione settimanale così è cresciuta fino a quattro pastori a settimana. I committenti appartengono alle categorie più disparate. Giovani e anziani di ogni parte del mondo. E le coppie di sposi, in numero sempre più numerose: i pastori che ne riproducono i tratti originali da mettere sulla torta nuziale. Fa moda, è chic. Ma la crisi? Si avverte anche nella strada dei pastori, il budello segnato da chiese e negozi, frequentato in questi giorni dal mondo. Sono sparite le richieste dalla Spagna, che sta male in arnese, peggio dell’Italia. Regge la richiesta straniera, americani, inglesi, tedeschi e giapponesi fanno la fila davanti alle bancarelle dei pastori, delle grotte illuminate, dei fiumiciattoli e delle cascate che scorrono in mezzo ai sugheri, mossi da collaudati piccoli meccanismi. Anch’essi opere d’arte.
I turisti restano incantati in particolare dai pastori che raffigurano i personaggi della politica e dello spettacolo. Pastori comunque non da presepi, loro non ci azzeccano nulla con il bue, l’asinello, il macellaio, l’arrotino, Benito e il venditore di baccalà. I maestri artigiani lavorano in una sana confusione che sa di euforia, allegria, festa. Cartelli, spatola e pennello in mezzo alla gente che chiacchiera e sceglie il pastore da portare a casa o il presepe da caricare sulla macchina lasciata al parcheggio di fortuna. Il vero pastore del presepe napoletano lavorato a mano dai veri maestri/artisti napoletani è diventato uno dei regali di Natale preferiti. Va davvero forte, sempre più forte, nonostante la crisi. Il fatto è questo: quando a Napoli si capita tra pastori e presepi, autentiche bellezze, si ridiventa bambini. Ci si sente euforici, felici e distanti dal mondo reale. A San Gregorio Armeno è Natale tutto l’anno.
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