Il Movimento 5 Stelle ha avuto un successo folgorante e insperato, ma potrebbe avere un insuccesso rovinoso e imprevisto se a giugno ci fossero nuove elezioni. Ora è corteggiato spudoratamente dal Pd. Crede dunque di poter tirare la corda indefinitamente. L’idea di bloccare il Parlamento e di impedire il funzionamento delle istituzioni può sembrare brillante, ma è pericolosa. Il Paese ha bisogno di un governo. Ormai l’hanno capito tutti. E allora la rabbia può fare dietrofront e volgersi contro chi impedisce la soluzione di tanti e urgenti problemi. Il Movimento 5 Stelle sembra non tenere conto che la sua attuale posizione di forza dipende da una irresponsabile decisione del Pd di non prendere in considerazione un’alleanza alternativa con il Pdl. Attualmente Pierluigi Bersani fa intendere che odia Berlusconi e il suo partito che hanno rovinato l’Italia, dunque non si alleerà mai con il Pdl. Pensa che i grillini sono per le riforme fondamentali come lo è il Pd e che sono di sinistra, dunque, l’alleanza con M5S è naturale. Bersani e i dirigenti del Pd sono degli irresponsabili. Odiare Berlusconi è sterile, non porta voti e non conduce al successo, come si è visto tante volte. Ci stavano perdendo le ultime elezioni. Matteo Renzi l’ha capito, ha cambiato musica e sembra avviarsi a sostituire Bersani dopo che l’attuale segretario Pd avrà fallito a varare un governo.
L’antiberlusconismo è atteggiamento da vecchia politica. Che il Pdl abbia rovinato l’Italia è una fandonia. Il centro sinistra ha governato per un numero di anni pressoché equivalenti causando soltanto disastri, ma il peggio della recessione e della decadenza si è avuto nel tempo in cui ha governato Mario Monti: basta leggere dati e statistiche attuali, non ultimo il record del debito pubblico. E Mario Monti era stato invocato dal Pd (oltre che da Pierferdinando Casini) ed è stato sostenuto dal Pd alleato col partito col quale oggi giura che non si alleerebbe mai. Niente è più falso dell’affermazione che il Pd sia per le riforme. È un partito conservatore che rifiuta qualunque cambiamento. Non solo si è opposto alla riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che chiedeva l’Europa, ma ha anche fomentato nel 2005 (insieme a Antonio Di Pietro) un referendum per abolire la riforma costituzionale voluta dal centrodestra, non perché cattiva, ma perché voluta dal centrodestra. La natura di questo partito non è progressista ma progressiva come la paralisi. L’M5S non è di sinistra. E’ costituito da una massa di ragazzotti con una cultura politica “internettiana” fatta di slogan e demagogia. Non sanno di che parlano e non sanno far di conto: solo una totale ignoranza in aritmetica può far parlare di “reddito di cittadinanza”. Chiamando il M5S un partito di sinistra, il Pd insulta se stesso e dimostra la propria irreversibile decadenza. L’alleanza fra i due non è nell’interesse dell’Italia. Comunque, se dopo tutto l’incessante corteggiamento del Pd Beppe Grillo fosse rimasto incantato, si sarebbe costituita una, se pur non irresistibile, maggioranza in Senato. Come abbiamo visto per l’elezione di Grasso a Presidente del Senato. Renzi, che non si è compromesso, una volta che Napolitano avrà messo da parte Bersani, potrebbe allearsi con il Pdl di Angelino Alfano. Potrebbe dichiarare che il Pd avrebbe preferito allearsi col M5S, ma questo partito ha detto di no. Non siamo felici di allearci con Berlusconi, ma non ci è stata data nessun’altra possibilità. Tutta la colpa e responsabilità è di un M5S “irragionevole” e “sfascista”. E’ urgente salvare l’Italia con un governo di “salute pubblica”. Come risponderanno, gli eletti del M5S, a chi li accuserà di avere costretto il Pd ad abbracciare il Pdl? E come risponderanno all’accusa di essere stati “antidemocratici”, quando hanno chiesto il governo con soltanto il 25% dei voti? Se la fune viene tirata troppo, alla fina può anche spezzarsi. E al popolo non piacciono gli “sfasciti” e il “consenso” potrebbe notevolmente diminuire sino a scomparire.
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