L’Italia ripartirà il 26 aprile. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato le riaperture di bar, ristoranti e palestre e coloro che sostengono la linea chiusurista sono stati sconfitti. Le proteste che ci sono state hanno sortito un effetto. Questo è certamente un fatto più che positivo. L’Italia deve ripartire e non ci si può permettere di tenere parecchie attività chiuse per tanto tempo.
Tuttavia, molte attività potrebbero non riaprire più i battenti, poiché potrebbero essere già fallite. Infatti, le chiusure ed i mancati ristori hanno causato un grosso danno a molte realtà imprenditoriali. Basti pensare ai bar e ai ristoranti. I titolari di queste attività che sono rimaste chiuse non hanno prodotto alcun fatturato, ma sono stati costretti a pagare le tasse comunque. Hanno pagato le tasse e le utenze, come la corrente elettrica. Di conseguenza, sono andati in perdita.
Oltre a questo, vi è anche il problema di quei ristoranti che non hanno aree all’aperto e che rischiano di non riaprire. Dunque, il rischio di vedere molte serrande ancora abbassate anche dopo il 26 aprile sarà molto alto. La chiusura delle attività comporterà senza dubbio una perdita considerevole di PIL.
Ora, deve essere ricordato che l’Italia era in difficoltà anche prima della pandemia. Per esempio, basti guardare i dati inerenti alla disoccupazione precedenti al 31 gennaio 2020. Non debbono essere dimenticati i problemi strutturali dell’Italia, come l’apparato burocratico veramente costoso ed inefficiente. Quanto accaduto a causa della pandemia rischia davvero di essere un’aggravante.
Dunque, si deve ripartire ma si debbono creare anche il condizioni per potere fare sì che le aziende possano davvero riaprire i battenti. Per esempio, servirebbe un provvedimento simile ad una “pace fiscale”. Citando la medicina, si deve fare sì che il malato che ha superato la fase più acuta della malattia ma che è ancora convalescente possa rimettersi in forze, dandogli il cibo ed i ricostituenti. L’Italia di oggi è in fase di convalescenza.