Il premier Giorgia Meloni ha mostrato fermezza nel dire no al condono fiscale. Il condono è una sconfitta per lo Stato. Condonare delle tasse non pagate significa dare il classico “colpo di spugna” che fa avere alle istituzioni meno risorse per i servizi. Questo non può essere accettato, anche per rispetto verso chi paga le tasse regolarmente. Tuttavia, serve anche un fisco più equo ed umano.
Faccio un esempio: vi è una famiglia composta dai due genitori ed un figlio maggiorenne. Il figlio lavora come stagista e prende uno stipendio pari a 200 Euro mensili. Ora, non è giusto che il figlio debba figurare come non a carico dei genitori al momento di fare la dichiarazione dei redditi per il 730. Chi può campare con 200 euro al mese? La risposta è ovvia: nessuno. Inoltre, la capacità di spesa di una famiglia che complessivamente guadagna 3.000 Euro al mese è inferiore rispetto ad una che ne guadagna 10.000. Quindi, il fisco deve essere proporzionato anche in base alla capacità di spesa delle famiglie.
Certamente, servono dei tagli severi alla burocrazia. La burocrazia costa troppo e non produce ricchezza. Lo Stato dovrebbe dire una buona volta a certi burocrati: “Voi non servite. Trovatevi un altro lavoro”. Qualcuno potrebbe prendersela a male nel sentire una cosa del genere, ma bisogna agire per il bene di tutti e se ciò comporta il sacrificio di alcuni ben venga.
I Paesi più moderni e civili hanno un apparato burocratico più snello. Sarebbe bene avere qualche burocrate in meno e (per esempio) qualche medico in più in ospedale. Inoltre, certe spese, come quella del Reddito di Cittadinanza, vanno abrogate. A me sembra che la direzione presa dal Governo sia buona. Serve coraggio per il bene del proprio Paese. Serve coraggio, anche perché mandare a casa qualche burocrate significherebbe rischiare di perdere qualche consenso elettorale, ma le casse dello Stato avrebbero qualche beneficio, come anche i comuni cittadini. Si deve passare dalla teoria alla pratica.