Un volo di 1.100 metri che doveva concludersi come gli altri, atterrando in un prato verde, invece e’ finito prima, contro la roccia. E’ cosi’ che ha perso la vita in Trentino un giovane di 28 anni, George Alan Staite, neozelandese. Faceva gli stessi lanci da un mese, ma stamattina, intorno alle 10.30, qualcosa e’ andato storto. A niente sono serviti i soccorsi del 118 in elicottero, tranne che a constatare la morte sul colpo. L’elicottero poi e’ andato a caricare due tecnici del Soccorso alpino di Riva del Garda, che hanno recuperato la salma. Il lancio, come decine di persone da tutto il mondo fanno ogni giorno nelle belle giornate, era stato dal Becco dell’Aquila. Si trova a Dro, a circa meta’ strada tra Trento e Riva del Garda, ed e’ uno spuntone di roccia che esce per circa 80 metri dal monte Brento. Ci si butta giu’, nel vuoto completo o radenti alla montagna, poi si apre il paracadute alla fine, piu’ o meno a 50 metri dal suolo, cascando sul prato.
Il neozelandese invece non ce l’ha fatta. Il suo era un volo radente al ghiaione e alla ‘parete zebrata’, un’area dall’aspetto appunto zebrato di questo monte, meta di molti appassionati di roccia. Come sempre si e’ buttato con la tuta alare, provvista cioe’ di una sorta di ali tra le maniche e il busto. Ha sfiorato pero’ il ghiaione e ha tentato di aprire il paracadute, rimasto solo semiaperto. Lo scontro per la roccia non e’ riuscito a evitarlo. E’ stato fatale. Del resto era a tre quarti del volo, quindi probabilmente vicino alla velocita’ massima che si raggiunge, intorno ai 200 chilometri all’ora. L’hanno visto col binocolo degli escursionisti, che hanno chiamato subito il 118.
‘Non sono un esperto di base-jumping – spiega Gianluca Tognoni, capo della stazione di Riva del Garda del Soccorso alpino – ma i dati dicono che gli incidenti, anche gravi, ci sono in questo sport, ovunque. In una decina d’anni qui sono stati oltre dieci, piu’ una serie di feriti lievi. E’ evidente che un errore in questa pratica possa essere fatale e che in percentuale, visto il numero di appassionati, crei incidenti in maggior numero e piu’ gravi di altri. E’ vero infatti che nella stessa zona interveniamo per una media di 40 ciclisti all’anno, ad esempio, quindi 400 in dieci anni, volendo semplificare. I ciclisti pero’ sono ben piu’ numerosi dei base-jumper e quasi mai gli incidenti sono gravi o mortali’.
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