Due giorno or sono dal grande successo di Madama Butterfly alla Scala di Milano. A 112 anni dal fiasco clamoroso del 17 febbraio 1904 in occasione della prima, il pubblico di Milano ha rimosso il ricordo di quei fischi e scherni, commutandoli in 14 minuti di applausi e numerosi consensi.
A commentare il successo della famosa opera di Puccini uno dei protagonisti: il baritono Carlos Alvarez. Artista di fama mondiale, ritenuto una delle figure internazionali più importanti del mondo operistico. Grande interpretazione di Sharpless (Console degli USA a Nagasaki) dove Alvarez si è confermato un fuoriclasse.
Nell’intervista a seguire il baritono spagnolo si racconta a ItaliaChiamaItalia e spende parole lodevoli per il soprano Maria Josè Siri ed il tenore Bryan Hymel senza tralasciare il M° Chailly. Racconta le emozioni dei giorni precedenti il 7 dicembre, il suo Sharpless e parla di sè tra presente e passato, rammentando quando è diventato “Kammersänger” a Vienna e confessando il desiderio di fare spesso “Zarzuela”.
Un commento sulla serata inaugurale della Stagione 2016/2017 alla Scala?
Il fatto di poter attendere due Prime consecutive, quella di quest’anno e quella dello scorso anno con “GIOVANNA D’ARCO”, è un successo in se stesso. Molto emozionante andare in scena dopo vent’anni a fare la “MADAMA BUTTERFLY” che mi ha visto debuttare alla Scala come se fosse nuova. Il 7 dicembre è l’evento più desiderato all’Opera e far parte di questo spettacolo è un vero privilegio.
Com’è il tuo Sharpless?
E’ un po’ come me: con esperienza di vita, una coscienza ed un’idea della giustizia molto sviluppata ma “errare humanum est”! La capacità di adattamento è importantissima in questo mestiere, sia la diplomazia che il lavoro sul palcoscenico ci rende simili.
Cantare sul palco della Scala durante l’anno e cantare il 7 dicembre, quanto cambia sia a livello emozionale che di prestigio per la carriera?
Andare sul palcoscenico ha sempre una componente di responsabilità che non distingue tra una prima o una sedicesima recita. Senza dubbio devo ammettere che una Première come questa a Milano ha un grande impatto e permette di arrivare anche a quelle persone che non sono affezionati all’Opera.
Un commento sui protagonisti, Maria Josè Siri e Bryan Hymel?
Avevo già lavorato con Maria Josè ne il ”DON GIOVANNI” a Verona e “TOSCA” a Torino. La definirei una cantante di razza, molto consapevole del suo strumento e con un approccio verace per ognuno dei suoi ruoli. Riguardo a Bryan, un tenore che accetta di fare “M. BUTTERFLY”, senza l’aria dell’ultimo atto ha tutto il mio rispetto: bravo!
Quanto è stata apprezzata la direzione del M° Chailly da voi cantanti e dal pubblico?
Ci conosciamo professionalmente da una vita. E’ sempre stato un piacere vedere come continua a fare un lavoro minuzioso sullo spartito, eseguendo, nel caso di questa “BUTTERFLY”, tutto quanto Puccini fece come didascalia: misurata, nobile, con passione per un’orchestra piena di nuance. La sua direzione è stata molto apprezzata sul palco ed in platea.
Durante i giorni delle prove fino alla Première, quanto ha preso piede nervosismo ed adrenalina tra il cast e su di te?
Lo sviluppo del calendario di prove ci ha permesso di arrivare allenatissimi, sicuri di avere la tensione abbastanza alta per provocare il brivido nel pubblico senza lasciarsi andare e controllando una emozione molto forte.
Nel tuo repertorio c’è molto Verdi e Puccini. Quali i ruoli che si sposano meglio per le tue doti vocali e quali le preferenze personali?
Ho avuto sempre la fortuna di poter scegliere quale era il pezzo opportuno per permettermi di maturare sia come cantante che come persona. I ruoli verdiani (e questo suo fascino del rapporto tra padre e figlia) mi hanno permesso di adeguare la mia condizione vocale ad un canto legato, possente, ”belcantistico” nel senso filologico. Riguardo a Puccini, poter finalmente mettermi nei panni di uno Scarpia, brutale, vuol dire realizzare un sogno come attore/cantante.
In quale ruolo vorresti debuttare e perchè?
Ho avuto la fortuna di cantare i ruoli operistici che mi hanno reso felice e devo ammettere che “avrò fatto i miei compiti” quando potrò andare spesso a fare “Zarzuela” (genere lirico-drammatico spagnolo dove si alternano scene parlate, altre cantate, balli concertati e dove il baritono è protagonista lirico assoluto).
Nella tua carriera hai vinto prestigiosi premi. Qual è quello che ti è rimasto nel cuore maggiormente e perchè?
Il “PREMIO NACIONAL DE MUSICA” del 2003 in Spagna è forse quello che, istituzionalmente, è il più prestigioso nel mio Paese. Come cantante di teatro mi sento parte importantissima della tradizione quando nel 2007 sono diventato “Kammersänger” all’Opera di Vienna.
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