I record sono tutti negativi. Un autentico flop, ai botteghini dei cinema e nei dati Auditel. Clamoroso l’insuccesso di pubblico e di critica. Voluto da Umberto Bossi, il film leghista di Renzo Martinelli, una coproduzione Rai Fiction e Rai Cinema, è costato sei milioni. Un fallimento, tout court, con la benedizione iniziale di Silvio Berlusconi, sodale del senatur fondatore della Lega. Quand’era premier, il cavaliere caldeggiò la realizzazione di “Barbarossa” con una telefonata ad Agostino Saccà, all’epoca direttore di Rai Fiction. Realizzato con i soldi del servizio pubblico, il film è la storia di Alberto da Giussano, un protagonista del Carroccio. Un lavoro mediocre meritevole anche di un’interrogazione parlamentare. Di quelle che piacciono tanto a Bossi e al suo collega e conterraneo Calderoni. Sempre sollecito l’ex ministro ad erigersi a paladino della moralità e implacabile fustigatore di un certo tipo di costume italiano, spesso in maniera impropria e intempestiva. Nonché puntualmente arrogante. Rai Fiction, Rai Cinema e il denaro pubblico: non sono queste forti e chiare espressioni di quella che Bossi ama definire con velenoso urlo “Roma ladrona”? Roma ladrona che ne ha agevolato e finanziato il progetto con il nostro denaro. Proprio il nostro, pagatori del canone Rai.
“Barbarossa” è un film vuoto, che non ricrea nulla. Solo effetti speciali, zingarate rumene, sbattiti di zoccoli e nitriti di cavalli. Alberto da Giussano, poi, è vestito come un terrorista arabo, non da grande condottiero lombardo. E pure il titolo non sembra molto indicato. Barbarossa fu il più acerrimo nemico di Alberto da Giussano. Un imperatore simbolo, secondo Umberto Bossi. Senza contare la prestazione professionale di Rez Regan, attore dalle improbabile qualità nel campo della recitazione. Sotto gli occhi di tutti e confortato dai numeri, il flop viene però contestato da Renzo Martinelli e da alcuni personaggi che operano in Rai. “Il film è stato venduto in tutto mondo” assicurano gli interessati contestatori dei contestatori. “Barbarossa ha realizzato strepitosi incassi”. Otto milioni, secondo le informazioni in possesso di Martinelli. “All’estero questo epic movie di argomento guerriero, in lingua inglese, è stato un successone.
Grazie anche alla presenza di Rutgen Haven, attore di livello internazionale”.
I numeri italiani sconfessano clamorosamente i lusinghieri dati rappresentati dalla Rai. “Barbarossa” si è rivelato un flop totale, al cinema e sull’audience. Il progetto è costato 4,5 milioni a Rai Fiction e 2,2 a Rai Cinema. Modesti gli esiti in termine di share, 133,54%. Battuto da Milena Gabanelli (14,21%) sulla Rai1, in prima serata, e dal“Grande fratello”, 18% di share. In Tv la storia dell’eroe leghista è stata vista da 559mila spettatori. Direte, questi sono magari i dati relativi all’ascolto e al gradimento del Paese televisivo, però nelle regioni roccaforti della Lega il popolo bossiano “Barbarossa” se la sarà divorato. Neanche per sogno: Lombardia e Veneto si sono praticamente rifiutate di seguire la storia in Tv. Pietoso lo share della Lombardia, 8,6%, altrettanto quello del Veneto, 8,4. Dov’è dunque la reclamizzata solidarietà leghista? Alla luce dei dati, non c’è. La storia di Alberto da Giussano, l’eroe del Carroccio, non ha incontrato il favore delle truppe cammellate di Umberto Bossi.
Al di là di facili considerazioni, l’esito finale è comunque definibile sorprendente. Sponsorizzato anche da Berlusconi, il progetto leghista è stato baciato dall’insuccesso. Un bacio amaro, cavalcato da ideatore e realizzatore sull’onda degli alibi. Fiction poco pubblicizzata, di difficile presa per il pubblico. Conclusione: l’appeal della Lega è in forte calo, questa è la realtà, non un film. In alcuni aspetti, anche l’Italia sta cambiando, non attaccano più certi slogan leghisti mirati in altri alla pubblicità dell’intransigenza di un’idea. In forte calo i celoduristi e quelli che gridavano
per voce di Umberto Bossi “noi celoabbiamoduro”. Evidentemente nel tempo tutto s’ammoscia. La storia di Alberto da Giussano docet. Al cinema e in Tv. Un flop di 6 milioni di euro.
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